Il polo hi-tech universitario a San Giovanni?
Per ora è siglato l'accordo
Napoli est, la firma impegna Regione e Cnr: entro il 2015 la grande area industriale sarà riconvertita
NAPOLI - Siglato l'accordo tra la Regione e Cnr per la nascita del Polo tecnologico universitario previsto nel quartiere di San Giovanni a Teduccio. Il tutto sulla base di quel piano di virtuosa accelerazione di spesa dei fondi europei che, come usa dirsi, «Bruxelles ci chiede» con insistenza.
PERIFERIE - Il rilancio delle periferie «si fa con queste iniziative, con interventi prioritari che creino meccanismi di attrattività» afferma il governatore Stefano Caldoro, che ha siglato la convenzione alla presenza del rettore della Federico II Massimo Marrelli e di Gino Nicolais, ex ministro con Prodi, ora presidente del Cnr. «Oggi tocca a Napoli Est, a San Giovanni a Teduccio. In futuro toccherà all'area nord, a Scampia, con il policlinico universitario» precisa Caldoro, anche se, va ricordato, la nascita di «poli» d'ogni tipo accompagna la zona orientale di Napoli e la periferia nord da tempo immemore (per tacere della periferia ovest). Scampia tra piazze telematiche e università promesse oggi dovrebbe essere la Silicon Valley. E così non è. Napoli est, invece, è un cantiere di progetti e desiderata che pure non trova pace.
RICONVERSIONE - Entro il 2015 - secondo il piano - avverrà la riconversione dell'ex area industriale di San Giovanni: 60mila metri quadrati, che porterà nella zona da 400 a 500 ricercatori, oltre agli studenti.
L'OPERA DI YOSHIMOTO - Il polo universitario di San Giovanni a Teduccio è stato ideato dall'architetto giapponese Yoshimoto. E per Massimo Marrelli rappresenta «una rivoluzione culturale». Questo perchè «ci costringe, noi ricercatori, a lavorare al di là del proprio orticello e ci mette in contatto con i ricercatori di altre aree». Per Marrelli «si realizza finalmente un'integrazione vera tra università e centri di ricerca, con il supporto fondamentale delle istituzioni, in questo caso della Regione».
NICOLAIS - Il presidente del Cnr, Gino Nicolais, ha evidenziato che «finalmente si fa qui quello che si sta già facendo in altre parti del mondo, con masse critiche di ricerca, mettendo insieme ricercatori universitari e del Cnr».
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