GESAC, obiettivo fusione con gli aeroporti pugliesi(Adp).
Da settimane si lavora in gran segreto ad un’ipotesi: l’integrazione tra gli scali di Bari, Brindisi e Napoli (più due senza voli Foggia e Taranto-Grottaglie). Armando Brunini, amministratore delegato Gesac conferma: «Le trattative sono in corso». Non una parola di più prima che l’affare vada in porto. Si conta di chiudere entro l’anno. E nel management c’è ottimismo sulla buona riuscita dell’operazione che segnerebbe una fase di espansione dello scalo partenopeo rafforzato da cifre record per il movimento passeggeri. In questi giorni si sta lavorando sul concambio, la quota delle azioni che Gesac Napoli dovrà scambiare con la società pugliese.
La società di Capodichino è controllata al 70 per cento da F2i (a sua volta partecipata per il 51 per cento da italiani con F2i Sgr e per il 49 per cento da due banche francesi), Città metropolitana (12,50 per cento) e Comune di Napoli (12,50 per cento) e Aliport Srl (5 per cento, gruppo Interporto di Nola). Ed è proprio F2i (acronimo di Fondi italiani per le infrastrutture) a puntare sull’operazione. L’obiettivo è creare un polo F2i per gli aeroporti del Sud: se la fusione andrà in porto questo sarà il risultato.
Sulla fusione, Bari vuole vederci chiaro. Si teme la svalutazione degli scali pugliesi. Ma per Napoli sarebbe un bel colpo. Una conquista non da poco per la Gesac che si troverebbe al centro di un sistema molto ampio, composto da 5 regioni del Centro Sud: Campania, Basilicata, Puglia, Molise, nord della Calabria. Aeroporti che non si fanno concorrenza ma lavorano in sinergia per sviluppare un maggiore traffico passeggeri. Un mega sistema con 12 milioni di passeggeri (dato 2015): 6, 2 milioni a Capodichino e 6,2 tra Bari e Brindisi.
Numeri capaci di trasformare i due hub in un volano per il turismo, cifre dall’alto potenziale. E la scelta di Gesac non è casuale: lo scalo di Napoli negli ultimi due anni ha conquistato ottimi risultati, sia in termini di aumento del traffico passeggeri che nella gestione ordinaria. L’aeroporto di Napoli è un piccolo gioiello. E questa esperienza potrebbe fare scuola altrove.
La previsione di chiusura per il 2016 è di 6 milioni e 600 mila passeggeri, con un incremento dell’8 per cento rispetto al 2015. Un giro d’affari, nel 2015, pari a 86 milioni (più 5 per cento rispetto al 2014) con un utile netto di 12 milioni e 600 mila euro. Anche il traffico internazionale macina successi: più 20 per cento, grazie all’attivazione delle rotte. Nello scalo di Napoli lavorano circa 430 dipendenti, compreso il personale stagionale.
L’idea di mettere in piedi una fusione con scambio azionario tra le due società è merito di Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia. Lo scorso settembre si è incontrato con l’amministratore delegato F2i e la privatizzazione, di cui si discute da 14 anni (la società Aeroporti di Puglia è totalmente pubblica, controllata al 99,4 per cento dalla Regione), ha avuto un’accelerata. L’obiettivo è di giungere ad un ampliamento della rete aeroportuale con una crescita strategica degli scali pugliesi. Emiliano di recente ne ha parlato con il sindaco Luigi de Magistris dal quale è arrivato il via libera. Ora il passo finale tocca ai manager.
Secondo me è un'ottima idea creare questo Hub del Sud. andrebbero potenziati i collegamenti con Bari che attualmente è anche base ryanair e andrebbe resa più accessibile dato chei tempi di percorrenza sono gli stessi che per ciampino o fiumicino che è l'altra base ryanair più vicina a napoli