SPUTTANARE NAPOLI, A COSA STA GIOCANDO SAVIANO?
DI ROBERTO SCHENA
Ospitare uno scrittore famoso, che parli del posto in cui vive, può essere catastrofico per una città. Ne sanno qualcosa i napoletani con Roberto Saviano, che non è come Alessandro Manzoni per Milano. Sento il bisogno di criticare un atteggiamento che, se applicato in qualunque luogo, produrrebbe disastri morali e materiali difficilmente riparabili. Napoli, in un certo senso, mostra tutto il peso di un paradigma infernale imposto dai media, opposto a quello che sarebbe invece una metropoli virtuosa: Milano. Nella prima i luoghi comuni tendono ad affermare che la città non abbia nulla di positivo, in mano come sarebbe alla camorra e alla cattiva amministrazione. Nella seconda è l’opposto: ottima imprenditoria, ottima amministrazione, poca o nessuna criminalità. Napoli è Scampia, Milano è Montenapoleone. Ovviamente è una visione deformante. Si chiama imbecillità esemplificativa della globalizzazione. Non è per consolidarla che è stata fatta la rete. Eppure.
Trattare Napoli in questa maniera è come ridurre New York al Bronx o agli homeless, Londra a Brixton, Parigi ai sans papier. Trattare Milano in questa maniera, significa innalzarla a livelli che per la città sono comunque irraggiungibili, come Parigi o Londra, città che invece Napoli, per la ricchezza culturale è davvero in grado di eguagliare, addirittura superare.
Ma ai media la cultura non interessa, non vende. Non produce clic.
Al contrario, vende tutto ciò che trasforma il Bel Paese in sangue e sesso, l’autolesionismo impera. Una nazione intera in mano alla tirannia del telecomando.
Ora, Gomorra di Roberto Saviano, un caso letterario da oltre 10 milioni di copie vendute in tutto il mondo (che il film di Matteo Garrone ha tradotto con straordinaria intensità), grazie a un’idea dello stesso scrittore-giornalista, è diventato un kolossal televisivo in 12 episodi da un’ora. Debutto già avvenuto il 6 maggio su Sky Atlantic, realizzato da Sky con due tra le maggiori società italiane di produzione televisiva e cinematografica, Cattleya e Fandango, in collaborazione con La7 e in associazione con Beta Film. La serie sarà visionata in tutto il mondo raggiungibile da Sky. C’è qualcosa che non va. Napoli in realtà è molto più di quello straccio fetido a cui vorrebbero ridurla i media. Mi meraviglia che non sia Saviano stesso a dirlo, vendere i diritti d’autore va bene, è il suo mestiere, ma non fare nulla per promuovere le eccellenze e campare sputtanando e basta quella che oltretutto è la sua terra, una delle più belle del mondo, speculando sul massacro della sua immagine, mi sembra enorme. Il peso di Saviano sulla città è pari solo alla munnezza che per mesi ha invaso le vie fornendo di Napoli (e dell’Italia) una visione orribile. Possibile che un giornalista-scrittore di fama non sappia mettere in luce nulla, ma proprio nulla delle molte cose positive della sua regione? Si sta parlando di una serie di 12 puntate che andrà nel mondo, a milioni avranno di Napoli e della Campania un’immagine orrenda: impegnarsi a diffondere che la tua terra non è solo quella magari no? Dei tanti scrittori americani abbiamo forse avuto solo quelli che parlano di droga, gangster, razzismo, sfascio ambientale?
Lo scrittore campano non può prendere esempio da Alessandro Manzoni? La Milano spagnola era malagiustizia e malattia, non è molto diverso, eppure ha tirato fuori la Storia della Colonna infame, oltre ai Promessi sposi. E se Saviane movesse il culo anche per andare a vedere storie opposte, invece di basarsi unicamente sui rapporti della Dia? Saviano, che gode dell’appoggio acritico e incondizionato di Rai 3 e, ora anche di Sky, ignora le molte eccellenze che pure lì ci sono, non le descrive, non le cerca, non indica i personaggi che creano un futuro, magari con tanta fatica. Anzi, con il modo d’agire in una sola direzione, chi, con fatica, cerca di tenere la barra dritta. Per forza: non venderebbe altrettanto.