Napoli | Centro Storico Patrimonio mondiale UNESCO

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granpacco
00martedì 27 marzo 2012 17:01
Re: Re:
Publio Papinio Stazio, 27/03/2012 16.43:




Ma trovi che tra i "palazzi di vetro" ed il resto del quartiere ci sia qualche nesso estetico-architettonico? Ipotizziamo che in un ipotetico bombardamento di un'ipotetica terza guerra mondiale dannegino Firenze. Tu immagini che in prossimità di Ponte Vecchio possano costruire dei grattacieli o, che ne so, delle palazzine di edilizia popolare?
Esistono altri quartieri storici che oggi sprofondano nel degrado, ma mica risolviamo il problema creando dei mostri moderni, "giustapposti" a chiese ed edifici più antichi?



non sono d'accordo, a Napoli una contrapposizione antica e contemporanea se fatta con i controcazzi può risultare un valore aggiunto, il problema è che quelli di via Marina li hanno costruiti ad capocchiam, non tenendo presente nemmeno degli spazi e di fatto hanno soffocato le abitazioni retrostanti ed anche dal punto di vista estetico non sono nulla di che, mentre altri sono davvero orribili.
Ricordo palazzi di arte contemporanea stupendi a Praga inseriti in un contesto del tutto antico e ti dirò che risultavano spettacolari.


flapane
00martedì 27 marzo 2012 17:03
Re: Re: Re:
granpacco, 27/03/2012 17.01:



Ricordo palazzi di arte contemporanea stupendi a Praga inseriti in un contesto del tutto antico e ti dirò che risultavano spettacolari.






Dove? Io ricordo la tipica architettura centroeuropea nel centro, ed i casermoni sovietici in periferia (fra l'altro visitai anche il museo di arte contemporanea, pur non apprezzandola).
Augusto1
00martedì 27 marzo 2012 17:04
Publio Papinio Stazio, 27/03/2012 16.48:


Afforz! [SM=x2819658]
Alle spalle di Via Marina c'era e c'è una città. Via Marina non era comune a parte nel bel mezzo del galassia.



Alle spalle di via Marina. Non su via Marina. Gli scempi sono altri, è inutile fare gli idealisti. Magari guarda le foto della strada dal dopoguerra ad oggi, poi fammi sapere.

granpacco
00martedì 27 marzo 2012 17:04
Re: Re: Re: Re:
flapane, 27/03/2012 17.03:




Dove? Io ricordo la tipica architettura centroeuropea nel centro, ed i casermoni sovietici in periferia (fra l'altro visitai anche il museo di arte contemporanea, pur non apprezzandola).



se trovo qualche immagine te la posto subito [SM=x2819352]


granpacco
00martedì 27 marzo 2012 17:14
Dancing house Praga


Uploaded with ImageShack.us
Jimmy_10
00martedì 27 marzo 2012 17:17
La ricordo questa di Praga, e' in pieno centro.
granpacco
00martedì 27 marzo 2012 17:21
Re:
Jimmy_10, 27/03/2012 17.17:

La ricordo questa di Praga, e' in pieno centro.



ironia della sorte è stata costruita al posto di un palazzo distrutto in un bombardamento, in appena 2 anni, quindi mentre a Praga ricostruiscono con criterio a Napoli accontentiamoci degli ottieri [SM=x2819657]


Skeltar
00martedì 27 marzo 2012 17:31
Re: Re: Re: Re:
Jimmy_10, 27/03/2012 16.55:




Ma dai Piazza Mercato la piu' bella piazza di Napoli.....
Imho Milano e' stata piu' devastata dai palazzi osceni rispetto a Napoli. Ci sono strade intere a Milano con palazzoni mostruosi da vomito. A Napoli in pieno centro storico non ci sono. C'e' degrado, che e' diverso.



Ne sei sicuro? Alcuni sono ben nascosti.
flapane
00martedì 27 marzo 2012 17:33
Re: Dancing house Praga
granpacco, 27/03/2012 17.14:



Uploaded with ImageShack.us



grazie
Skeltar
00martedì 27 marzo 2012 17:39
Re: Dancing house Praga
granpacco, 27/03/2012 17.14:



Uploaded with ImageShack.us



A Napoli, progetti del genere, dovrebbero essere all'ordine del giorno.
I contrasti, se fatti bene, come qualcuno faceva notare, sono valori aggiunti.
Ci sono ancora moltissimi edifici antichi fatiscenti anche in pieno Centro Storico: soluzioni del genere, se ben realizzate, sarebbero fantastiche.
granpacco
00martedì 27 marzo 2012 17:49
Re: Re: Dancing house Praga
Skeltar, 27/03/2012 17.39:



A Napoli, progetti del genere, dovrebbero essere all'ordine del giorno.
I contrasti, se fatti bene, come qualcuno faceva notare, sono valori aggiunti.
Ci sono ancora moltissimi edifici antichi fatiscenti anche in pieno Centro Storico: soluzioni del genere, se ben realizzate, sarebbero fantastiche.



d'altronde noi abbiamo il piccolo esempio di Salvator Rosa(la fermata), con poco hanno creato un angolo piacevole esaltando dei palazzi prima del tutto anonimi o fatiscenti, pensate cosa si potrebbe creare dando spazio alla fantasia ed all'ingegno nell'architettura come hanno fatto a praga


granpacco
00martedì 27 marzo 2012 17:57
se trovo qualcosa di parigi la posto
Augusto1
00martedì 27 marzo 2012 19:04
granpacco, 27/03/2012 17.49:



d'altronde noi abbiamo il piccolo esempio di Salvator Rosa(la fermata), con poco hanno creato un angolo piacevole esaltando dei palazzi prima del tutto anonimi o fatiscenti




Quella cosa lì fu indubbiamente carina.

GUISKARD
00martedì 27 marzo 2012 19:26
Re: Re: Dancing house Praga
Skeltar, 27/03/2012 17.39:



A Napoli, progetti del genere, dovrebbero essere all'ordine del giorno.
I contrasti, se fatti bene, come qualcuno faceva notare, sono valori aggiunti.
Ci sono ancora moltissimi edifici antichi fatiscenti anche in pieno Centro Storico: soluzioni del genere, se ben realizzate, sarebbero fantastiche.




Io ho sempre immaginato progetti del genere applicati all'Albergo dei Poveri: la parte incompiuta la si completa con un'adeguata costruzione moderna che non faccia troppo a pugni con la struttura originaria. [SM=g10649]
Coma White
00mercoledì 28 marzo 2012 08:14
Metto qui solo un estratto dell'articolo del nostro idolo (perchè dopo inizia a sparare un bel pò di fesserie), giusto per citare il progetto:

La proposta di Romeo per Napoli: una federazione di condomini
L'area della vecchia dogana di fronte al porto trasformata in quartiere modello, stile Barcellona o Berlino

di MARCO DEMARCO


Napoli come Barcellona o Berlino. Dopo tanti buchi nell'acqua, arriva un progetto di valorizzazione urbana che è molto di più di quel che appare. La brochure di accompagnamento, con tanto di rendering, foto e tabelle, parla, in copertina, di una città «evoluzionaria», ma poi a pagina 6 la proposta diventa addirittura «rivoluzionaria». Forse è stato proprio questa aggettivazione, così volutamente progressiva e ruffiana, a far sì che personaggi assai distanti trovassero alla fine il modo di accordarsi. Il sindaco Luigi de Magistris e l'autore della proposta, Alfredo Romeo: ecco l'ultima imprevedibile coppia che il palcoscenico napoletano mette in cartellone. Dietro le quinte c'è l'intesa sui 43 milioni che il Comune di Napoli deve all'azienda Romeo per anni di gestione immobiliare; sullo sfondo c'è un progetto di recupero urbano che riguarda, appunto, l'insula a ridosso del porto e alle spalle del teatro Mercadante; ma in scena c'è molto, molto di più: addirittura un nuovo modello di governo della città, qualcosa che – potrebbe mandare in soffitta l'attuale organizzazione comunale, i presupposti per una nuova forma di federalismo. Premessa d'obbligo: «Ho scelto quest'area — dice Romeo — perché voglio dare una mano alla città, aiutarla a risollevarsi; ma anche perché qui c'è il mio albergo, e dunque non a caso. Sono pur sempre un imprenditore». Ma poi c'è anche un'altra ragione. Romeo vuole sperimentare un modello di gestione su cui specializzare la sua azienda. Vuole verificare se l'idea può funzionare, il suo è dunque una sorta di investimento. Proprio per questo, regala il progetto al Comune; è pronto a realizzarlo a sue spese, costo previsto dai tre ai quattro milioni; e, così dice, non si propone per la gestione: «Perché se il modello funziona, deve funzionare con me o senza di me». Sulla terrazza con vista sul porto e sul vecchio molo borbonico dell'hotel che porta il suo nome, davanti a una insalata con tonno essiccato e sale di vaniglia, *** orgoglio dello chef, Romeo spiega dunque il suo progetto. Piantina sul tavolo, ecco com'era l'antica dogana, che si chiama così perché una volta il porto arrivava fin qui, ed ecco come sarà. Garage interrato automatico per go auto in vico II San Nicola alla Dogana, di quelli che lasci l'auto su una piattaforma, schiacci un bottone, e te la ritrovi sistemata in un loculo libero; isole pedonali in piazza Francese e piazza della Dogana; rifacimento della pavimentazione e dell'illuminazione; insegne graficamente omogenee; e poi essenze arboree, rimozione degli abusi, decoro urbano. La superficie dell'insula è di oltre 37 mila metri quadrati, e ha, attualmente, un valore commerciale totale, a detta dell'agenzia del territorio, di 338 milioni di euro. A lavori conclusi potrebbe arrivare fino a 577 milioni, aumentare cioè del 48 per cento. Tanto margine di incremento si spiega perché, tra le città a vocazione turistica come Roma e Firenze, Napoli è l'unica in cui il valore immobiliare nel centro antico è maggiore, rispetto alla media, solo del io per cento. «Quest'area ha grandi potenzialità, se solo se ne avesse cura», commenta Romeo. In sostanza, questo imprenditore assai discusso e poco simpatico; che gestisce patrimoni immobiliari come il Quirinale; che ha un'azienda che nel settore è prima in Europa e seconda al mondo; che è stato ed è coinvolto in inchieste giudiziarie dalle quali è sempre uscito indenne e, dal punto di vista imprenditoriale, più forte di prima; questo insolito imprenditore meridionale, si diceva, ha inventato, almeno così pare, il modo di mettere a reddito la città, di gestirla senza aggravare la contabilità pubblica. Un modello che esporterà presto all'estero, a Londra prima che altrove. «Se funziona qui, funziona ovunque», ribadisce. L'idea, in sostanza, è di dividere Napoli in insule o, se si vuole definirle in altro modo, in grandi condomini urbani. E di amministrare queste realtà omogenee come si amministra un'azienda: qui i costi, qui i ricavi. I costi sono le ristrutturazioni, i parcheggi, le panchine, le aiuole; i ricavi vengono invece dalla rivalutazione del patrimonio. E il capitale con cui mettere in moto la macchina? Ecco l'uovo di Colombo: la quota parte di tributi locali come la Tarsu, l'Imu, i canoni acqua, i proventi delle affissioni, eventuali imposte di scopo. Le città vivono di trasferimenti statali e di gettito tributario


fonte: Corriere del Mezzogiorno
Linea68
00mercoledì 28 marzo 2012 09:52
Re:
granpacco, 27/03/2012 13.19:

già la parola "razionale" mi suona male per una città come napoli, cmq i danni maggiori sono stati fatti dal dopoguerra, un vero scempio ed in assoluto Napoli ha pagato il prezzo più pesante in Italia, perchè gran parte del centro storico è stato scempiato, pensiamo solo al cessone jolly che osura uno dei panorami più belli al mondo, poi sono state costruite troppe brutture che essendo degradate e trascurate come il resto della città non fanno altro che esaltare questo squallore, dubito che in Italia sia stato fatto qualcosa di simile a piazza mercato



Beh proprio come Piazza Mercato non saprei, ma non credere che anche in altre città non si siano costruiti scempi.

Guarda questo qui a Torino:

[IMG]http://i44.tinypic.com/35iulvk.jpg[/IMG]

[IMG]http://i42.tinypic.com/33uu5n6.jpg[/IMG]


Praticamente quelle rette grigie sono assi di cemento a vista, e il contorno sono mattoncini tristissimi.
Guarda dove l'hanno costruito, proprio di fronte a questa roba qui:

[IMG]http://i43.tinypic.com/2r6iqfr.jpg[/IMG]


il Duomo di Torino, siamo in pieno centro, e qui ci vengono migliaia di visitatori per l'esposizione della sindone, e si vedono sto cesso di fronte.
La fortuna è che è di proprietà pubblica, percui è stato restaurato mentre quello di Piazza Mercato è privato ed una mano pesante non ce la metteranno mai.


Linea68
00mercoledì 28 marzo 2012 09:55
Re: Re:
Jimmy_10, 27/03/2012 13.23:



Io direi Milano ha pagato il prezzo piu' pesante ci sono palazzi orripilanti in pieno centro.





Sicuramente Milano è quella che ha avuto il centro storico più invaso da nuove costruzioni. Infatti tolti alcuni isolati e quartieri, camminando per il centro di Milano ci si accorge che di storico c'è ben poco, son rimasti soprattutto i monumenti e gli edifici in alcune vie e piazze principali. Il resto è stato ricostruito, basti pensare alla zona alle spalle del Duomo.


Il problema a Napoli non è tanto la dimensione dell'intervento, alla fine fortunatamente limitato in pochi isolati del centro storico, ma la qualità.

Il problema non è tanto aver ricostruito l'area alle spalle del Municipio o in Piazza Mercato e Piazza Mancini, il problema è che si sono costruiti palazzoni di livello qualitativo scadente, palazzoni che se li isoli dal contesto ti sembrerebbero provenire dalla periferia, non certo dal centro. A Milano palazzoni residenziali così scadenti non ne sono stati costruiti nelle piazze e vie principali del centro, e infatti sono meno impattanti nel contesto.
Linea68
00mercoledì 28 marzo 2012 10:51
Mi sono letto un pò la discussione delle pagine precedenti circa i mostri nel centro storico di Napoli, gli Ottieri e via Marina, e vorrei dire la mia, poichè questo secondo me è un bel dibattito se affrontato con spirito costruttivo, ed è in perfetto tema, perchè riguarda proprio il nostro caro centro storico.


Allora, per dire la mia su ciò che ha scritto granpacco, quando asseriva che Napoli è stata la città più devastata dagli edifici costruiti nel dopoguerra, beh, come scritto sopra, secondo me il problema a Napoli non è stato tanto la quantità degli interventi, ma la qualità.

E' indubbio infatti che a Napoli si siano realizzati edifici di qualità molto scadente in luoghi storici come Piazza Mercato, oppure in zone molto frequentate e visibili come l'area tra il Municipio e le Poste Centrali o Piazza Mancini alla ferrovia.

Perchè a Napoli si è permesso una qualità così scadente?

Io la risposta che un pò mi sono dato è che, innanzitutto, la mentalità vigente nelle generazioni di quegli anni era quella di cancellare ogni baracca, ogni quartiere insano, ogni palazzo pericolante, ad ogni costo.
Così, pur di veder sparire un palazzo pericolante, una chiesa magari semidistrutta, un quartiere storico malsano, si accettava la costruzione, al loro posto, di palazzoni e palazzacci anche di scarso pregio.

D'altronde i discorsi di Augusto, che prendo ad esempio proprio come prova di questa tesi, non certo per giudicare il suo modo di pensare che ha tutto il diritto di esistere, vengono sempre legati alla situazione insana precedente: "Via Marina se ne crollava e c'erano le baracche", "il quartiere San Giuseppe era malsano", come a gustificare che lo scempio perpetuato sia stato fatto per una giusta causa.

Insomma, poco importa che si siano costruiti dei palazzoni anonimi di 10 piani o brutture in calcestruzzo in piazze storiche. Poco importa se a Via Marina si siaono realizzati edicifi che seguono la strada e la linea di costa ma cozzano terribilmente con gli isolati alle spalle, che presentano una maglia stradale e di orientamnto degli edifici totalmente diversa.

L'importante è che si sia "risanata" l'emergenza che c'era prima.
E questa è una mentalità che in quegli anni era diffusa un pò ovunque, pensate a come Palermo vide scomparire decine e decine di ville in stile liberty dietro la giustificazione che erano tutte ormai fatiscenti, disabitate, in degrado. E al loro posto Spatola vi costruì un esercito di palazzoni anonimi di 10 piani.

Inoltre aggiungiamoci un altro fattore interessante: un'altra giustificazione a questi interventi era legata alla creazione di posti di lavoro. Si realizzano uffici dove prima c'erano baracche, l'edilizia fa muovere l'economia di tutta la città e porta posti di lavoro. Questo slogan dell'edilizia che regala posti di lavoro ovviamente ha avuto maggiore presa in città affamate come Napoli e le altre città del Sud. Mentalità ancora non accantonata, ricordo il commento di un assessore di un comune a nord di Napoli in una intervista di Report. Giustificava gli scarsi controlli sulle concessioni edilizie e sulla sicurezza degli operai in un cantiere edile dicendo "qui a X c'è solo l'edilizia, se si ferma quello si ferma tutto".

Comunque, il problema che porrei a chi la pensa così, a chi è intriso di quella mentalità tanto in voga in quegli anni, è che la questione che si deve porre non è tanto "cosa è stato risanato", ma il "come è stato risanato".

Ammesso che il quartiere di San Giuseppe fosse una fogna a cielo aperto, ammesso che a Via Marina vi erano una marea di edifici pericolanti e c'erano le baracche, ammesso che le ville liberty di Palermo fossero fatiscenti e ormai in degrado....

...quello di sostituire con i palazzoni anonimi stile periferia era l'unica soluzione possibile? Senza palazzoni di 10 piani non c'era risanamento?

Ecco, uno può pensare che a via Ponte di Tappia si potessero realizzare edifici più bassi e meno impattanti innanzitutto, che a Via Marina si potessero costruire palazzi orientandoli al contesto alle loro spalle, che a Piazza Mercato e Piazza Mancini si potesse ri-costruire senza dover realizzare alveari di 10 piani.


Il dubbio che si potesse fare meglio, molto meglio, credo assalirà molti Napoletani (e Italiani) in maniera incancellabile. E questo non significa assolutamente che queste persone, come sostiene erroneamente qualcuno, non conoscano le cose, non le abbiano vissute, vivano in un mondo a parte, siano dei chiacchieroni ecc.

Sono semplicemente persone che pensano ci potessero essere altre alternative e che ciò che è stato fatto è sbagliato.

E vivaddio queste persone esistono, altrimenti significherebbe che una popolazione sia lobotomizzata e il pensiero sempre unidirezionale.
Augusto1
00mercoledì 28 marzo 2012 12:42
Re:
Linea68, 28/03/2012 10.51:


D'altronde i discorsi di Augusto, che prendo ad esempio proprio come prova di questa tesi, non certo per giudicare il suo modo di pensare che ha tutto il diritto di esistere, vengono sempre legati alla situazione insana precedente: "Via Marina se ne crollava e c'erano le baracche", "il quartiere San Giuseppe era malsano", come a gustificare che lo scempio perpetuato sia stato fatto per una giusta causa.

Insomma, poco importa che si siano costruiti dei palazzoni anonimi di 10 piani o brutture in calcestruzzo in piazze storiche.

L'importante è che si sia "risanata" l'emergenza che c'era prima.
E questa è una mentalità che in quegli anni era diffusa un pò ovunque, pensate a come Palermo vide scomparire decine e decine di ville in stile liberty dietro la giustificazione che erano tutte ormai fatiscenti, disabitate, in degrado.



La differenza è che a Napoli sono stati buttati giù ruderi fatiscenti in tufo marcio, non ville in stile liberty.

Augusto1
00mercoledì 28 marzo 2012 12:45
Linea68, 28/03/2012 10.51:


Ammesso che il quartiere di San Giuseppe fosse una fogna a cielo aperto, ammesso che a Via Marina vi erano una marea di edifici pericolanti e c'erano le baracche

Il dubbio che si potesse fare meglio, molto meglio, credo assalirà molti Napoletani (e Italiani) in maniera incancellabile.



Ammesso? Ci sono le foto!

Si poteva fare meglio, non si è fatto, mò c'avimma fa'...?

Ma questo non giustifica che tu possa usare la parola "scempio". Lo scempio io lo vedevo da piccolo a via Marina, tu non eri nemmeno in programma...

- TYLER -
00mercoledì 28 marzo 2012 12:48
Guardate qui... [SM=x2819344]

Publio Papinio Stazio
00mercoledì 28 marzo 2012 13:03
Speriamo che, una volta ripulito, gli psicotici-grafomani che pullulano da quelle parti, non lo inguaino di nuovo.
luca.pagano
00mercoledì 28 marzo 2012 13:25
Re:
- TYLER -, 28/03/2012 12.48:

Guardate qui... [SM=x2819344]





[SM=x2825940]
ilovenapoli85
00mercoledì 28 marzo 2012 13:28
Re:
- TYLER -, 28/03/2012 12.48:

Guardate qui... [SM=x2819344]





ci vuole un trattamento anti graffiti altrimenti il tempo di togliere le impalcature e siamo punto e a capo...
Restando in tema mi meraviglio come la stuata di Garibaldi apparte quella picolla macchia di pittura rossa si mantenga ancora in ottime condizioni considerando anche la zona in cui si trova.
Invece le due statue ristrutturate a piazza vittoria già stanno ritorndando come prima perchè già sono piene di nuovo di escrementi di uccelli....perchè non mettono una rete protettiva dalle cacate dei colombi come fanno in altre città europee tipo vienna?
luca.pagano
00mercoledì 28 marzo 2012 13:38
come è l'effetto visivo delle reti?sono brutte?
- TYLER -
00mercoledì 28 marzo 2012 13:44
Per santa chiara si potrebbe optare per una piccola recinzione (come quella di Dante),anche se deve essere vicinissima al muro,perchè la strada è piccola da entrambe le a parti...
luca.pagano
00mercoledì 28 marzo 2012 13:48
Re:
- TYLER -, 28/03/2012 13.44:

Per santa chiara si potrebbe optare per una piccola recinzione (come quella di Dante),anche se deve essere vicinissima al muro,perchè la strada è piccola da entrambe le a parti...




non penso ci sia spazio.non si doveva mettere un presidio fisso dei vigili a piazza del gesu'?
- TYLER -
00mercoledì 28 marzo 2012 13:50
^^ Ma questo non esclude il fatto che possa essere imbrattata la base della basilica.
luca.pagano
00mercoledì 28 marzo 2012 13:52
Re:
- TYLER -, 28/03/2012 13.50:

^^ Ma questo non esclude il fatto che possa essere imbrattata la base della basilica.




annanz e vigl.se davvero succederà c'è solo una soluzione
[SM=x2826687]
ilovenapoli85
00mercoledì 28 marzo 2012 13:58
Re:
luca.pagano, 28/03/2012 13.38:

come è l'effetto visivo delle reti?sono brutte?




queste le ho scattate io a Vienna...giudica tu...






l'impatto c'è...è fuori di dubbio ma, secondo me, è minimo. Per me il gioco vale la candela...
Si potrebbe aprire un dibattito...meglio tenere i monumenti liberi ma esposti alle intemperie o meglio averli leggermenti "inbruttiti" ma privi di danni?
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