Lettera dell’Unesco al ministero:
tutelate la Villa comunale di Napoli
Chiesto al Mibact di «attivare le procedure necessarie» per evitare lo scempioI comitati convocano gli assessori e Garella:
vogliamo sapere cosa sta succedendo
La lettera di risposta è arrivata subito.
L’Unesco non vuole perdere tempo, si è reso conto che quello che sta avvenendo nella Villa comunale di Napoli è uno scempio che mette a rischio una delle passeggiate più belle ed antiche d’Europa.
Così il 7 novembre, pochi giorni dopo aver ricevuto la denuncia, il presidente della Commissione nazionale italiana Franco Bernabè ha inviato agli uffici competenti del Mibact il dossier prodotto dal Comitato dei cittadini con l’invito «ad attivare le procedure necessarie» di tutela. Inoltre si chiede al ministero dei Beni culturali «di tenere informata questa commissione nazionale circa le modalità di intervento che saranno ritenute opportune».
La firma è del segretario generale Enrico Vicenti, protocollo 000271. Una comunicazione storica perché di fatto è il primo atto di tutela Unesco sulla Villa comunale di Napoli così come era stato chiesto dai cittadini. Sono tanti i problemi che da anni stanno stravolgendo il parco sul lungomare. I cantieri della linea 6 del metrò, ad esempio. Con ruspe che scavano in quelli che una volta erano viali e aiuole installando tubi e vomitando colate di cemento. Addirittura è sorto un bunker davanti alla Cassa armonica realizzata da Enrico Alvino, una delle poche testimonianze di architettura liberty nel Mezzogiorno. Opera al centro, in questi giorni, di un restauro molto contestato.
Il tutto avviene con il benestare della Soprintendenza. Per questo sei associazioni di cittadini (Assoutenti, CambiaM0’, Cittadinanza Attiva in difesa di Napoli e Progetto Napoli) si sono costituite in Comitato per avere maggiori diritti legali. E già domani mattina alla Caffettiera di piazza dei Martiri hanno convocato una conferenza stampa alla quale sono stati invitati gli assessori comunali Carmine Piscopo, Raffele Del Giudice e Mario Calabrese oltre al soprintendente Luciano Garella. Una sorta di sfida.
«Vogliamo - spiega Antonella Pane del comitato “Salviamo la Villa comunale” - un dibattito pubblico nel corso del quale saranno distribuiti documenti e fotografie che dimostreranno come le affermazioni di Garella siano del tutto fuori luogo. Soprattutto riguardo alla Cassa armonica e il bunker in cemento armato. Come comitato chiederemo ufficialmente le sue dimissioni». Per quanto riguarda l’opera di Alvino verrà diffuso un articolo del quotidiano Roma pubblicato il 15 aprile del 1878 in cui il giornalista, testimone oculare dell’inaugurazione della cassa armonica, la descrive così: «Ieri dalle bande municipali fu inaugurata la bellissima Cassa armonica nella Villa nazionale.
Il chiosco, di svelta ed elegante forma con basamento di pietra, con sottili colonnine, piccole statue intorno, vaghi ornamenti a traforo tra un arco e l’altro, è coverta di lastre bleu e gialle».
Quindi non bianche come le voleva installare il soprintendente, e neppure cerulee e gialle come si sta ora facendo senza alcuna assicurazione che si tratti di vetro (come il restauro conservativo prevede) o policarbonato.
La seconda questione riguarda la fuoriuscita, dalla futura stazione del metrò, della casamatta di un ascensore che sorge come un mostro tra le aiuole della Villa. Per questo caso verrà resa nota una ordinanza del Consiglio di Stato emessa il 26 luglio 2001 in cui si dichiara che la «Villa Comunale, bene pubblico soggetto al vincolo storico – artistico di cui alla legge n. 1089/1939, al vincolo paesaggistico secondo la legge n. 1497/1939 (imposto con D.M. 27 maggio 1958) ed al vincolo previsto dall’art. 82, lett. a) D.P.R. n. 616/1977 perché territorio costiero». Insomma lì non si può costruire. Il bunker poteva essere spostato oltre la recinzione della Villa che dista solo pochi metri.
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