I Girolamini affidati alla Federico II
Nasce il corso biennale di alta formazione su “Storia e filologia del manoscritto e del libro antico” per 20 laureati. Il Mibact apre la Biblioteca a studenti e docenti: dovranno realizzare il nuovo catalogo Mibact per restituirla al pubblico
Il ministero dei Beni e delle attività culturali affida all’ateneo Federico II il futuro della Biblioteca dei Girolamini. E lo fa concordando con l’università la nascita di un corso di alta formazione in “Storia e filologia del manoscritto e del libro antico”. E aprendo le porte della Biblioteca – ancora sotto il controllo della magistratura e affidata a un custode giudiziario – a un gruppo selezionatissimo di studenti e di docenti. Che qui, in una delle biblioteche più antiche del Mezzogiorno, la più antica a Napoli, dovranno realizzare “un nuovo catalogo dei manoscritti presenti nella Biblioteca oratoriana, che aggiorni, integri e sostituisca quello di Enrico Mandarini risalente al 1897”. E poi andrà digitalizzato “il materiale librario più pregiato”, inventariato tutto il patrimonio della Biblioteca e curata la sua collocazione sugli scaffali “finalizzata alla riapertura della Biblioteca”.
Da anni il Mibact e la Federico II studiano la formula per strappare la Biblioteca dei Girolamini all’abbandono, prima, e all’impossibilità di accedervi, poi. Dal 2012 – da quando divenne pubblica l’indagine sull’ex direttore Massimo De Caro (poi condannato in via definitiva per peculato), sul conservatore della Biblioteca padre Sandro Marsano, sul senatore dell’Utri, tutti a vario titolo coinvolti nel saccheggio della Biblioteca – la struttura è posta sotto sequestro e aperta solo in occasioni straordinarie. Off limits, insomma, al pubblico e agli studiosi. Ma adesso, con l’ok del procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, che indaga sulla intera vicenda, nella Biblioteca torna lo sguardo degli studiosi, i Girolamini smettono di essere solo materia giudiziaria e diventano oggetto di studio, con i loro oltre 150mila titoli antichi, i 120 incunaboli, le 5mila cinquecentine, i numerosi manoscritti mai censiti prima. Un patrimonio librario inestimabile.
Il corso di alta formazione istituito dalla Federico II – diretto dal filologo Andrea Mazzucchi – è frutto degli accordi siglati tra l’ateneo ed il Mibact, tra il rettore Gaetano Manfredi e la direttrice generale del ministero per le Biblioteche Rossana Rummo “volti ad assicurare – per i beni di interesse artistico e archeologico – collaborazioni finalizzate allo sviluppo e consolidamento di conoscenze, competenze, abilità e professionalità, nonché all’attivazione di ricerche e progetti finalizzati all’individuazione e sperimentazione di metodologie e tecniche innovative di conservazione, recupero e valorizzazione del libro antico, incunaboli e manoscritti, del patrimonio museale e dei reperti e siti archeologici”. Fu proprio la Rummo ad accompagnare il ministro Dario Franceschini, poco più di un anno fa, in visita alla Biblioteca dei Girolamini e in quell’occasione il ministro per i beni culturali ipotizzò una direzione unica per il complesso monumentale e la Biblioteca dei Girolamini. Un provvedimento di là da venire.
E nel frattempo la Biblioteca apre agli studenti, con il corso di alta formazione – il cui comitato scientifico è presieduto dall’ex rettore Guido Trombetti, che lanciò l’idea di aprire la Biblioteca agli studenti e ai docenti della Federico II tre anni fa – destinato a 20 studenti già in possesso della laurea magistrale (il bando sul sito dell’ateneo). Un’alta formazione della durata di due anni, durante i quali i ragazzi – che vi accederanno dopo una selezione per titoli e colloquio – usufruiranno di una borsa di studio di 6mila euro annui (solo i primi dieci in graduatoria) e saranno impegnati in 624 ore di lezioni frontali e 400 di laboratori.
Studieranno ecdotica, linguistica, tradizione dei testi medievali e umanistici, filologia ed editoria digitale, codicologia, paleografia, storia della miniatura, tecniche di digitalizzazione del patrimonio librario. Mentre i laboratori, proprio nelle sale settecentesche dei Girolamini, daranno la stura all’inventariazione e alla digitalizzazione del patrimonio librario della struttura.
REPUBBLICA
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