Parlar napoletano

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granpacco
00giovedì 16 febbraio 2012 22:42
Re: Re:
flapane, 16/02/2012 22.40:



Ma infatti la cosa bella, con gli spagnoli, è che pur non avendo studiato la lingua, si riesce perfettamente a comunicare in entrambi i versi, mentre con le altre lingue neolatine è un po' più difficile. (anche perchè gli spagnoli te li raccomando, sono gli unici che conoscono l'inglese peggio di noi, quindi es mejor hablar en espanol)



Ti posso assicurare che nelle nuove generazioni spagnole l'inglese è parlato in maniera perfetta altro che Italia ci mettono proprio a figurella


1799
00giovedì 16 febbraio 2012 22:43
ma perchè, sapevate che "zandraglie" deriva dal francese "les entrailles" (che si pronuncia proprio "lesandraglie"), che indicava le donne povere e vocianti. :)
flapane
00giovedì 16 febbraio 2012 22:45
Buon per loro... perchè al momento, se si sale di età, sono inguaiati peggio di noi, anche in ambito di trasporti aerei, dove sarebbe vitale parlare un buon inglese. :)
1799
00giovedì 16 febbraio 2012 22:47
crime, mi hai aperto un mondo!

SE SO' RROTTE 'E GGIARRETELLE
Ad litteram: Si son rotte le chicchere! oppure Infrangiamo le chicchere! Nel primo caso: È avvenuta la procurata rottura delle domestiche tazzine, brocchettine etc. Nel secondo: Rompiamo le domestiche tazzine! Id est: si è spezzata un’amicizia consolidata, o è il caso di infrangere un’amicizia consolidata; è venuta meno o è opportuno che venga meno una frequentazione che un tempo fu abituale in quanto fondata su di un’antica amicizia.
Per comprendere appieno il significato vero (quello indicato dopo il precedente id est:) della locuzione in epigrafe, occorrerà conoscere cosa si suole indicare, in lingua napoletana con la voce ggiarretelle. Orbene la voce
ggiarretella di cui ggiarretelle è il plurale è un sost. femm. diminutivo (vedi suffisso etella/etelle) di giarra che (con etimo dall’arabo ğarra passato nello spagnolo e provenzale jarra e nel francese jarre) indica dapprima un grosso recipiente di terracotta per conservare olio, vino, acqua o granaglie e poi una brocca (con manico) di vetro o terracotta per bere acqua, birra ed altre bevande; il diminutivo ggiarretella/e indica invece esclusivamente una minuscola brocca, una chicchera, una piccolissima giara o un gottino tutti recipienti forniti di manico in materiali rigorosamente poveri, umili (vetro, terracotta e simili) usati per servir domesticamente caffè, rosolî, gelati ad amici, parenti e sodali coi quali si abbia una dimestichezza, intimità, familiarità, confidenza o frequentazione cosí intense e continuate da non necessitare l’uso di vasellame in materiali nobili (cristallo, porcellana etc.) Tutto ciò è stato valido però fino a poco tempo addietro, quando è invalso il pedestre uso di servire domesticamente caffè, rosolî, gelati ad amici, parenti e sodali in laidi, terrificanti contenitori di maleolente plastica…ed è oramai quasi impossibile trovare nelle moderne case napoletane le affettuose giarretelle d’antan! Va da sé che con il venir meno l’amicizia con relativa dimestichezza, intimità, familiarità, confidenza e frequentazione, si rende inutile l’uso delle umili giarretelle che possono essere infrante ed eliminate, per far posto a vasellami piú importanti in cui servire caffè, rosolî, gelati a nuovi conoscenti che non potrebbero ritenersi amici, parenti o sodali.D’altro canto il rompere le giarretelle può bene indicare che si siano infrante quelle amicizie che davano il destro per l’uso delle suddette.
Delle giarretelle ò detto,
so’ rrotte =sono rotte voce verbale (3° pers. plur. ind. pres. passivo) dell’infinito rompere= rompere, infrangere (dal tardo lat. rumpere).
rumpimmo = rompiamo, infrangiamo voce verbale (2° pers. plur. ind. pres.con valore esortativo oppure2° pers. plur. imperativo ) del medesimo infinito rompere= rompere, infrangere

[SM=x2819658]

eccezionale.
CRIME 80
00giovedì 16 febbraio 2012 22:48
questo è propio un bel thread.

Vac e pressa, il vado di fretta, in Spagnolo "pressa" non e fretta?

Dalle mie parti si sente di più la dominazione Spagnola, anche nell'architettura oltre che nel dialetto.
flapane
00giovedì 16 febbraio 2012 22:49
Una parola di origine oscura invece è "vaiassa", o almeno io non ho mai trovato niente in merito!
granpacco
00giovedì 16 febbraio 2012 22:51
[SM=x2819237] Crime sei rimasto senza parole?

sempre inerente al francese anche piatti tipici della nostra cucina ne presentano le influenze come il gateau e la pasta al gratin
[SM=x2819343]
1799
00giovedì 16 febbraio 2012 22:52
Re:
flapane, 16/02/2012 22.49:

Una parola di origine oscura invece è "vaiassa", o almeno io non ho mai trovato niente in merito!




ha la stessa etimologia di "bagascia", deriva dall'arabo "bagash", attraverso il francese "bajasse" ;)
flapane
00giovedì 16 febbraio 2012 22:54
Che a quanto pare significa "serva"... interessante!
CRIME 80
00giovedì 16 febbraio 2012 22:56
" mo me ruttu e giarretelle" diaciamo noi, per indicare che mo stai esagerando. Giarretelle lo usiamo che per le piccole brocche, "piglia e giarretelle" come usiamo ancora il termine giarra per indicare la brocca con l'acqua. Mentre adesso non ricordo bene, ma stoipiando la parola giarra, si indicavano ache i contenitori di terracotta dove ai tempi si metteva l'olio. "u giarretone, o giarrettiere, devo chiedere a mio padre.
granpacco
00giovedì 16 febbraio 2012 22:56
Re: Re:
1799, 16/02/2012 22.52:




ha la stessa etimologia di "bagascia", deriva dall'arabo "bagash", attraverso il francese "bajasse" ;)



[SM=x2819650]


1799
00giovedì 16 febbraio 2012 22:57
Re:
CRIME 80, 16/02/2012 22.56:

" mo me ruttu e giarretelle" diaciamo noi, per indicare che mo stai esagerando. Giarretelle lo usiamo che per le piccole brocche, "piglia e giarretelle" come usiamo ancora il termine giarra per indicare la brocca con l'acqua. Mentre adesso non ricordo bene, ma stoipiando la parola giarra, si indicavano ache i contenitori di terracotta dove ai tempi si metteva l'olio. "u giarretone, o giarrettiere, devo chiedere a mio padre.



trovo interessantissimo il fatto della diversa accezione delle espressioni a seconda dei luoghi.

noi invece diciamo " se so' rott' 'e giarretelle", per dire che due persone hanno irrimediabilmente litigato.


1799
00giovedì 16 febbraio 2012 23:01
uagliu', un'altra parola napoletana che deriva dall'arabo è guallera, pronuncia 'uallera, dall'arabo wadar, che significa appunto ernia.
CRIME 80
00giovedì 16 febbraio 2012 23:04
e interessante il dialetto. Cambia di zone a zone. Interessante vedere il Puteolano diverso dal Napoletano. Diverso e ancora quello che si parla a Torre Annunziata, anche mia zia ad Afragola "mbroscinava" il Napoletano con quello del mio Paese.

"Mbroscina" viene usato nel Napoletano per indicare "mischiare"?

Non mbroscinà e carte.....
1799
00giovedì 16 febbraio 2012 23:04
è interessante che molte parolacce o comunque parole dispregiative napoletane derivino dall'arabo.

anche ciofèca deriva dall'arabo šafèq, che significa bevanda corrotta, noi infatti utilizziamo il termine per definire 'na chiàveca 'e cafè. [SM=x2819346]
1799
00giovedì 16 febbraio 2012 23:05
Re:
CRIME 80, 16/02/2012 23.04:

e interessante il dialetto. Cambia di zone a zone. Interessante vedere il Puteolano diverso dal Napoletano. Diverso e ancora quello che si parla a Torre Annunziata, anche mia zia ad Afragola "mbroscinava" il Napoletano con quello del mio Paese.

"Mbroscina" viene usato nel Napoletano per indicare "mischiare"?

Non mbroscinà e carte.....




no, da noi " 'mbruscinà" significa "strofinare.
CRIME 80
00giovedì 16 febbraio 2012 23:06
altra cosa. Voi dite i CCart, spesso mettete le doppie a cominciare la parola e la fate finire senza chiuderla.

noi non mettiamo mai le doppie e chiudiamo sempre.
CRIME 80
00giovedì 16 febbraio 2012 23:11
Re: Re:
1799, 16/02/2012 23.05:




no, da noi " 'mbruscinà" significa "strofinare.




azz, da noi ancora lo sento dire " non Mbroscinà miezu munnu" per dire non mischiare mezzo mondo.

Calchiamo assai la u, mentre la doppia T seguita dalla R, la pronunciamo come i Siciliani. Tipo quattro ho notato che ci viene fuori come i siciliani, non lo scrivere però

[SM=x2819346]
granpacco
00giovedì 16 febbraio 2012 23:15
Re:
CRIME 80, 16/02/2012 23.06:

altra cosa. Voi dite i CCart, spesso mettete le doppie a cominciare la parola e la fate finire senza chiuderla.

noi non mettiamo mai le doppie e chiudiamo sempre.



no diciam "e" ccart


1799
00giovedì 16 febbraio 2012 23:15
Re:
CRIME 80, 16/02/2012 23.06:

altra cosa. Voi dite i CCart, spesso mettete le doppie a cominciare la parola e la fate finire senza chiuderla.

noi non mettiamo mai le doppie e chiudiamo sempre.




'e ccart', comunque sì, è come dici.

comunque un suggerimento a tutti.

se cercate l'etimologia di una qualsiasi parola napoletana, andate su google, digitate la parola e fate seguire dalla stessa il termine "brak", vi darà il link a questo sensazionale blog

lellobrak.blogspot.com

vi si aprirà un intero universo, io sto uscendo pazzo.
1799
00giovedì 16 febbraio 2012 23:20
Cazzimma: malevola furbizia prevaricante di colui o coloro che vessa/no i meno dotati fisicamente e/o moralmente al fine di sopravanzarli e godere dei frutti conquistati marmaldeggiando.

[SM=x2819658]

oddio ho le lacrime, me lo metto nella signature!
flapane
00giovedì 16 febbraio 2012 23:28
Chi era che lo diceva, Siani? :D
"cos'è la cazzimma?"
"nun t'o ddic'... chest' è a cazzimm' "
CRIME 80
00giovedì 16 febbraio 2012 23:39
qualcuno su SSC parlava del fatto che con il tempo il dialetto vada a scomparire.

Se se, io lo vedo con i miei nipoti. La più grande ha 10 anni, tutti accorti a parlare con loro in Italiano, e infatti lo parlano bene, tutti.

Poi succede che la poesia per la recita e in napoletano, poi crescendo faranno qualche commedia teatrale con la parrocchia in napoletano, le sagra locali con i prodotti e la lingua locale, la musica, i detti, le cose da mangiare, in ogni cosa torna il dialetto.

E successa la stessa cosa anche a me. E un patrimonio culturale enorme, io invidio chi riesce a scrivere e parlare bene il propio dialetto. E come conoscere un'altra lingua, e ditro tutti sti termini strani si celano secoli di storia, di popoli. Che bello!
1799
00giovedì 16 febbraio 2012 23:45
Ricuttaro.

Da sempre il lenocinio è stato praticato da piccoli furfantelli e/o camorristi; temporibus illis (fine ‘800) i piccoli furfanti e/o camorristi erano arrestati e spesso finivano sotto processo con minaccia di pena certa; durante tali processi furfanti e camorristi erano difesi da avvocati che (se non appartenenti alla camorra) esigevano congrue parcelle. All’uopo provvedevano i compagni (piccoli furfanti e/o camorristi) dei detenuti che procedevano ad una questua piú o meno vessatoria tra i piccoli commercianti e bottegai che aprivano i loro esercizi o nel rione in cui operavano i furfanti/camorristi finiti sotto processo o anche nelle strade adiacenti il tribunale o le carceri. Tale questua finalizzata fu detta ‘a recoveta (la raccolta); da recoveta a recotta il passo è breve ed ancora di piú lo è da recotta a recuttaro/ricuttaro di modo che con l’espressione fà ‘a recotta (fare la ricotta) non si significò produrre il tipico gustoso latticino ricavato dal latte vaccino o piú opportunamente di pecora, ma si indicò l’azione di coloro che facessero quella vessatoria raccolta rammentata , e giacché poi quei medesimi raccoglitori spesso si dedicavano al lenocinio e sfruttamento della prostituzione, furono indicati con la voce ricuttaro/recuttaro voci che estensivamente furono ed ancora sono in uso nel napoletano per indicare chiunque sfrutti qualcuno in qualsiasi campo.

lellobrak.blogspot.com/2012/01/ricuttaro.html

Niemals
00venerdì 17 febbraio 2012 01:34
persino un verbo fondamentale per il parlato come "andare" da noi ha un'origine greca, cioè "jamme" che ha origine nella forma ἵεμι

edit: in realtà avrei dovuto scrivere jí, che sarebbe l'infinito di andare in napoletano, jamme naturalmente è la prima persona plurale, ma era per rendere al meglio la "discendenza greca" del termine [SM=x2819672] non sono d'accordo con la discendenza dall'ire latino.

Comunque c'è una lunga discussione sul fatto che sarebbe grammaticamente corretto scrivere jí piuttosto che ji' [SM=x2819346] se volete copio_incollo... dimostrazione ulteriore che pure la "lingua napoletana" è ormai lingua morta, noi parliamo qualcosa di enormemente imbastardito rispetto già a pochi decenni fa, ormai siamo ampliamente italianizzati nella vita di tutti i giorni.
basilisco87
00venerdì 17 febbraio 2012 01:41
Re: Re: Re:
granpacco, 16/02/2012 22.42:



Ti posso assicurare che nelle nuove generazioni spagnole l'inglese è parlato in maniera perfetta altro che Italia ci mettono proprio a figurella






ti posso assicurare il contrario :)

CRIME 80, 16/02/2012 22.48:


Vac e pressa, il vado di fretta, in Spagnolo "pressa" non e fretta?


sì, si dice "prisa"

Il napoletano tra l'altro somiglia moltissimo al catalano che è proprio un mix di spagnolo e francese

Niemals
00venerdì 17 febbraio 2012 01:49
se volete qua: www.na1926.net/forum/index.php/forum/29-meridionalismo/ ci sono diversi miei amici che si sono già interessati di queste cose, se volete dare uno sguardo...
a dire il vero mi piacerebbe pure una sorta di "gemellaggio" fra i forum, una qualche forma di collaborazione al punto che inizialmente avevo pure accennato la cosa a qualcuno dello staff di lì, ma ora come ora credo che sia una cosa da valutare più avanti visto che questo forum è nato da così poco, mi sembra giusto che ci sia almeno il tempo di respirare [SM=x2819344]
- TYLER -
00venerdì 17 febbraio 2012 12:31
«ll dialetto napoletano sparirà» Scontro sull’allarme Unesco

www.ilmattino.it/articolo.php?id=181811&sez=NAPOLI
Niemals
00venerdì 17 febbraio 2012 13:16
Re:
- TYLER -, 17/02/2012 12.31:

«ll dialetto napoletano sparirà» Scontro sull’allarme Unesco

www.ilmattino.it/articolo.php?id=181811&sez=NAPOLI




l'autore dell'articolo secondo me è un po' confuso. Agita con orgoglio il numero di parlanti del napoletano per dire "siamo qui e siamo tosti nessuno è come noi mettetevelo in testa mettetevelo in testa clap clap clap" ma poi è egli stesso a parlare dei criteri di "salute" degli idiomi: numero dei parlanti, trasmissione intergenerazionale, percentuale dei parlanti rispetto alla popolazione totale di un territorio, la versatilità, l’adattamento ai media, l’esistenza di opere letterarie, l’uso in documenti ufficiali, il tipo e alla qualità dei documenti e, infine, la considerazione che gli stessi parlanti hanno della propria lingua.

Ora, lasciando perdere il fatto che siamo parecchi milioni a parlare -come sostenevo prima- una lingua assolutamente imbastardita, quanti di noi hanno detto: "caspita io quella vecchietta che parlava in dialetto stretto non riuscivo nemmeno a capirla"? Questo la dice lunga su versatilità e percentuale di popolazione totale che parla correttamente la sua lingua senza influssi scolastici italiani. Di che tipo è il napoletano che si parla nei film e telefilm? Quante opere letterarie OGGI vengono scritte in un napoletano corretto come quello di Di Giacomo? Anzi ci sarebbe da chiedersi persino in che percentuale di questi 7 milioni sa scrivere correttamente in grammatica napolitana. Chi è che oggi fa colloqui parlando in napoletano invece che in italiano? Che considerazione abbiamo della nostra lingua se pensiamo che un politico che parla con una nostra cadenza troppo pesante sia giustamente un imbecille ignorante?
Io vorrei far notare queste cose a quei talebani di insorgenza civile... quando dicono che non siamo italiani. Noi ormai siamo più italiani che "napolitani" per come lo intendono loro guardando con nostalgia a qualche secolo fa, è lo stato di salute della nostra stessa lingua a dirlo.
flapane
00venerdì 17 febbraio 2012 13:19
Re: Re: Re: Re:
basilisco87, 17/02/2012 01.41:

ti posso assicurare il contrario :)


Ah, ecco, mi pareva... [SM=x2819346]
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