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Campania | Musei, Edifici Storici e Chiese

Ultimo Aggiornamento: 16/11/2019 22:13
29/09/2015 16:07
 
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«Il direttore lavora troppo, mette a rischio la Reggia di Caserta»


«Il Direttore permane nella struttura fino a tarda ora». Non solo. «Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura museale». Chi è questo stravagante personaggio che la sera non vuole tornare a casa e resta sul luogo del lavoro, danneggiando? È sano di mente? Chi lo ha messo lì, creando disorientamento e preoccupazione? È un direttore di un’azienda privata che deve fare i conti con il mercato difficile e con i fusi orari e perciò deve fare le ore piccole nel suo ufficio? No, no, niente di tutto questo.

Il direttore non è un pazzo, o per lo meno ha superato tutti i test psico-attitudinali ai tempi dell’assunzione e non ha dato segni di particolare sconnessione durante i suoi incarichi precedenti. Si è sempre comportato così. È stato nominato da poco e per giunta lavora nella pubblica amministrazione, nel senso che potrebbe scansare il lavoro eppure non lo fa. E non è un funzionario qualsiasi, è il nuovo direttore della Reggia di Caserta, bella e maledetta, uno dei più importanti monumenti al mondo, orgoglio dell’Italia, grande occasione persa, simbolo di tutti i guasti dei beni culturali nel nostro Paese, in particolare al Sud. Si chiama Mauro Felicori, viene da Bologna, da giovane faceva il giornalista; i primi giorni sembrava un marziano, ora si è integrato ma continua a muoversi come un marziano. Ma chi lo accusa di lavorare troppo? Non ci crederete: i sindacati. L’accusa è contenuta in un documento ufficiale di protesta redatto nei giorni scorsi da un numero consistente di sigle sindacali che rappresentano i lavoratori della Reggia. Il documento ha un oggetto che la dice lunga: «Gestione della Reggia di Caserta. Rilievi».

Ora, siccome sembra uno scherzo anche se di pessimo gusto, bisogna aggiungere che scherzo non è perché il documento di protesta è stato inviato al capo di gabinetto del ministro Dario Franceschini, al segretario generale del ministero dei Beni Culturali e al responsabile della Direzione generale dei musei: Giampaolo D’Andrea, Antonia Pasqua Recchia e Ugo Soragni. Che l’hanno preso sul serio perché hanno chiesto delucidazioni all’accusato, cioè a Felicori. Certo, il documento è di tre pagine e mezza e la scrittura oscilla tra il burocratese e il sindacalese; essendo un documento sindacale è scattata la procedura per la richiesta di chiarimenti. Ma è davvero singolare che il neo direttore della Reggia di Caserta sia chiamato a dare spiegazioni sul tutto ma anche sul perché lavora troppo e fa le ore piccole in ufficio. Vale la pena riprodurre per intero il passaggio surreale: «Il Direttore permane nella struttura fino a tarda ora, senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza. Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura».

Due capoversi sopra, c’è anche la premessa logica, giusto per essere chiari: «A cinque mesi dall’insediamento del nuovo direttore della Reggia di Caserta spiace rilevare che...». Quindi i sindacati sono dispiaciuti che Felicori resti nel tardo pomeriggio e di sera lì invece di prendere la strada di casa. Fermo restando che il ruolo del sindacato è più che importante, che i diritti dei lavoratori vanno difesi, che le prevaricazioni sul posto di lavoro vanno respinte con le forza, va capito che cosa sta succedendo nella Reggia di Caserta. Intanto, non tutti i sindacati hanno firmato quel documento, alcuni di essi hanno fatto un passo indietro. La nota di protesta riguarda l’intera organizzazione del lavoro ma si capisce chiaramente che di fondo c’è un certo malcontento nei confronti di Felicori. Il quale ha il vizio, se vizio è, di fare spesso di testa sua.

E di prendere alla lettera il mandato che gli è stato dato dal ministro, avallato direttamente dal premier Matteo Renzi: risollevare la Reggia, ora in stato comatoso, incrementare il numero dei visitatori, riorganizzare il servizio con una logica più moderna, combattere con forza il malcostume e gli intrallazzi di custodi, dipendenti e faccendieri che nel monumentale palazzo del Vanvitelli stazionano, alcuni per contratto (i primi e i secondi) ed altri per radicata consuetudine (i terzi). Felicori si è messo di buzzo buono e, in questi primi cinque mesi, ha preso una serie di decisioni, rivoluzionarie nella loro ordinarietà perché eversive rispetto al passato.

I suoi predecessori non vivevano a Caserta ma erano pendolari (grazie alle comodità): la stazione ferroviaria è di fronte alla Reggia, vi fermano anche le Frecce dell’alta velocità. Lui non torna a Bologna neanche nel fine settimana, anzi si fa raggiungere dalla moglie. Va in giro per Caserta e per la sua provincia, a conoscere il territorio, nel weekend, e poi ne scrive su Facebook; durante la settimana arriva ogni giorno in ufficio alle sette e mezza (abita lì, proprio lì) e se ne va non prima delle otto, nove di sera. I custodi e gli altri dipendenti lavorano dalle sette del mattino alle sei e mezzo del pomeriggio, la Reggia chiude a quell’ora, il parco un’ora prima del tramonto.

Gli altri direttori se ne andavano prima della chiusura, subito dopo se ne andavano (spesso) i dipendenti che avrebbero dovuto staccare alle sei e mezza. Felicori invece resta lì, ma dalle cinque alle sei e mezzo esce dall’ufficio e va in giro per il palazzo, tra parco e appartamenti. Vigila. Dopo le sei e mezza sale in ufficio e ci resta fino a tardi, con un gruppo di dipendenti amministrativi alcuni dei quali erano prima custodi e ora sono stati da lui spostati. Insomma, ha cambiato tutto. E vuole cambiare ancora; rimodulerà gli orari, sposterà un altro po’ di gente per arrivare al suo obiettivo finale: tenere aperta la Reggia sette giorni su sette. Sì, perché non tutti lo sanno ma il palazzo del Vanvitelli resta chiuso il martedì per far riposare i dipendenti: è l’effetto di vecchi accordi sindacali, non è stato mai possibile modificarli. Un posto bellissimo, la Reggia di Caserta. Ma davvero complicato. E Felicori non riesce ancora a capacitarsi di molte cose che a lui, ma anche a noi, appaiono davvero strane.

Agli inizi di questo mese ha fatto i calcoli e ha scoperto che a febbraio c’è stato un incremento del 70% di presenze rispetto allo stesso mese del 2015. Quando i suoi collaboratori gli hanno portato i dati pensava che avessero sbagliato e avessero confuso 7 con 70. Ha fatto controllare, ha ricontrollato anche lui; il dato era esatto: 70%. Perché a lui sembrava strano? Perché è molto, molto difficile che le presenze in un qualsiasi monumento quasi raddoppino in mancanza di un evento eccezionale, di una campagna particolare, di un’iniziativa straordinaria, peraltro in un periodo dell’anno abbastanza piatto. Insomma l’incremento del 70% è il semplice effetto della presenza costante del direttore controllore, dalla mattina alla sera. Fino a tarda ora. Un comportamento, hanno scritto i sindacati, che «mette a rischio l’intera struttura museale». E si è visto.

ilmattino.it/caserta/il_direttore_lavora_troppo_mette_rischio_la_reggia-1587...
25/11/2016 15:56
 
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Reggia di caserta: ultimati i lavori di restauro delle facciate




In questi giorni sono stati portati a termine i lavori di restauro delle facciate esterne ed interne del palazzo reale, finanziati con fondi europei, con lo smontaggio dei ponteggi che lo ingabbiavano e l’eliminazione dei transennamenti installati nel lungo tutto il perimetro nel 2012, a tutela della pubblica incolumità, dopo i crolli di materiale lapideo.
In questi quattro anni transennamenti, impalcature e attrezzature di cantiere avevano appannato l’immagine architettonica del palazzo, alterata anche dall’interruzione delle manutenzioni seguita alla riforma del sistema di gestione e al polo museale napoletano.

Al ripristino della fruibilità delle corti interne e dei varchi della galleria porticata si associa il risultato del tutto inedito della liberazione dei prospetti interni ai cortili dallo strato di sporco che ne obliterava l’originario cromatismo.

Dal dopoguerra in poi gli interventi manutentivi, oltre ad essere sempre parziali, per ragioni di insufficienza di fondi, non avevano mai dato un risultato analogo per l’indisponibilità delle moderne tecniche di eliminazione delle croste nere e delle incrostazioni biologiche con impacchi di carbonato di ammonio.
La tecnica degli impacchi, introdotta nella Reggia a partire dagli anni Ottanta, era stata applicata solo alle due facciate principali, senza interessare un intero cortile.

Lo smontaggio dei ponteggi consente oggi di apprezzare la bicromia originaria della composizione architettonica dei prospetti di due interi cortili e di due fronti degli altri due.
Per questo gli organi competenti hanno approvato un progetto di restauro conservativo che riguardava le facciate interne ed esterne

I lavori di restauro, articolati in tre lotti eseguiti da aziende italiane specializzate e riconosciute come eccellenze nel settore, sono durati complessivamente 2 anni e mezzo ed hanno investito una superficie di circa 74.000 mq.

Il progetto di restauro appaltato, redatto dalla Soprintendenza cui era affidata la gestione della Reggia, aveva individuato come causa principale dei distacchi di porzioni di pietra dalle facciate l’ossidazione degli antichi ancoraggi in ferro, dovuta all’infiltrazione di acqua meteoriche favorita dalla crescita di erbe infestanti negli sporti delle cornici.
L’avvio dei cantieri ha consentito di eseguire indagini strumentali, prove distruttive e ispezioni ravvicinate mirate all’approfondimento della diagnosi iniziale .

Le indagini eseguita con pacometro e georadar hanno consentito di individuare la presenza di numerosissimi inserti metallici a diverse profondità quali grappe, zanche, ferri di allineamento in costruzione, pur non riuscendo a rilevare l’entità di fenomeni di ossidazione capaci di provocare l’espulsione di frammenti lapidei.
La termografia ha individuato le zone soggette ad infiltrazione di acqua e ad incrostazioni superficiali, consentendo di affinare la mappatura del degrado effettuata in fase di progetto.

L’analisi minero-petrografica ha, invece, evidenziato ulteriori criticità derivanti dalla presenza diffusa di disconnessioni con perdita di coesione del legante naturale della pietra calcarea, causate dall’esposizione del materiale lapideo alla penetrazione delle acque battenti e al susseguirsi di fenomeni di dilatazione e contrazione termica. giornaliera o stagionale.

In ragione della cristallizzazione di sali causata l’equipe dei geologi, coordinata dal prof. Maurizio de Gennaro, ha quindi effettuato la mappatura delle disconnessioni del materiale lapideo su un campione della facciata, individuando un grado di “suscettibilità” al distacco classificato in tre livelli di rischio: medio alto, alto e molto alto.
La mappatura campione è stato utilizzata come una sorta di manuale per riconoscere il livello di rischio di distacco del frammento in tutta la facciata, individuando puntualmente la necessità di intervenire con microperni in resina, per ancorare i frammenti di piccola dimensione, o con perni strutturali in acciaio inox, per evitare il rischio di distacchi grandi blocchi.

L’affinamento della diagnosi ha consentito di condurre l’intero intervento, articolato in tre lotti funzionali, secondo le tecniche già definite in fase di progetto, accentuando semplicemente l’attenzione sulla geometria delle linee di disconnessione createsi in corrispondenza delle venature naturali della pietra.

La liberazione della superficie della pietra o del marmo delle modanature architettoniche dal velo di sporco che la ricopriva è stata ottenuta con la rimozione delle cosiddette “croste nere” causate dall’inquinamento atmosferico, dei depositi incoerenti e della colonizzazione biologica di muschi e licheni, restituendo alla fruizione l’aspetto cromatico della composizione materiale originaria, senza interventi di cosmesi delle piccole frammentazioni, fessurazioni, scagliature e altre perdite di coesione generate dal tempo. Attenzione particolare è stata data alla eliminazione di tutte le possibili cause di infiltrazione di acqua nella pietra calcarea, realizzando strati di impermeabilizzazione di tutte le cornici in aggetto e trattamenti di consolidamento superficiale e protezione del paramento lapideo.
Nell’occasione verrà presentata una video-brochure che racconta la storia del cantiere, realizzata grazie al contributo della ditta appaltatrice del III lotto funzionale.
27/11/2016 12:34
 
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alto casertano
Guardate che bel servizio di GEO ambientato nell'alto casertano

[Modificato da granpacco 27/11/2016 14:02]
19/01/2017 14:12
 
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Reggia, Anfiteatro e Arco di Adriano 4 milioni per il restyling del patrimonio
CASERTA - La Piazza antistante la Reggia di Caserta, l'Anfiteatro Campano e l'Arco di Adriano a Santa Maria
Capua Vetere. Sono alcuni dei siti che saranno restaurati grazie ai progetti ammessi dalla Regione Campania nell'ambito del Fondo di Rotazione finanziato con risorse del POC Campania 2014/2020.
La graduatoria del Bando è stata approvata oggi con decreto dirigenziale numero 2 dell'Ufficio Speciale «Centrale Acquisti» della Giunta della Regione Campania. A Caserta saranno sette i progetti finanziati per circa 4 milioni di euro, tra cui quello per la riqualificazione di Piazza Carlo III, l'enorme spazio antistante la Reggia Vanvitelliana spesso abbandonato al degrado. Altri progetti riguardano l'efficientamento energetico delle scuole cittadine (interessate le scuole medie Giannone, Ruggiero, Leonardo Da Vinci, Dante Alighieri), il recupero di
aree pubbliche. «Si tratta - ha spiegato il sindaco di Caserta, Carlo Marino - di un risultato importantissimo per la città di Caserta, che riceve circa 4 milioni di euro dalla Regione, ovvero il 10% del totale dei fondi messi a disposizione per l'intero territorio campano».
A Santa Maria Capua Vetere i progetti finanziati riguardsno interventi di restauro conservativo, riqualificazione, recupero, completamento e valorizzazione dei più importanti siti storici, archeologici, monumentali e
architettonici presenti, come l'Anfiteatro Campano, il Mitreo, l'arco di Adriano, il Palazzo Teti-Maffuccini - sul cui restauro in passato mise gli occhi anche la camorra come accertato dalla magistratura - e le strade di collegamento tra i predetti beni culturali.

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Salutandovi indistintamente..

http://www.pianofortegioiello.it/
24/01/2017 12:04
 
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Ischia, 242mila euro per far rinascere la Torre Guevara
L’edificio, eretto nel Quattrocento, sarà restaurato e valorizzato: diventerà polo culturale




Vi si intrecciano storie, come quella della nobile famiglia dei Guevara, che la elesse a residenza estiva in pieno Rinascimento, e leggende, a partire da quella secondo cui Michelangelo Buonarroti proprio qui avrebbe escogitato arditi stratagemmi per consumare una relazione amorosa segreta con la poetessa Vittoria Colonna, nobile dirimpettaia sul Castello aragonese.

Ora una significativa opera di restauro e valorizzazione attende la Torre Guevara di Ischia, che domina la baia di Cartaromana e che ha di recente rivelato affascinanti affreschi rinascimentali: il Comune di Ischia ha infatti ottenuto un finanziamento di 242 mila euro dalla Regione Campania attraverso il “Poc (Piano operativo complementare) per i beni e le attività culturali”. Il budget coprirà “restauro e consolidamento della Torre Guevara detta di Michelangelo” attraverso “tecnologie e strumenti non invasivi, duraturi nel tempo e di elevata compatibilità con la bellezza del luogo” al fine - come si legge nel progetto – di “rilanciare la struttura quale principale bene del patrimonio culturale campano”.

Nell’ambito del progetto, che prevede anche la partecipazione finanziaria del Comune di Ischia, sono previste anche nuove attività culturali, a cominciare dall’evento “Donne, terme e bellezza a Ischia nel Rinascimento”, un viaggio attraverso la storia dell’edificio e l’ultrasecolare rapporto dell’isola con il termalismo.

“Questo è un luogo simbolo del comune di Ischia e dell’intera isola - sottolinea l’assessore alla Cultura del Comune di Ischia, Carmen Criscuolo – e come tale ha tutte le carte in regola per essere un forte polo culturale”. Intanto, nell’ambito del progetto di recupero degli affreschi che impreziosiscono l’edificio – nato dalla collaborazione tra Comune di Ischia, circolo Georges Sadoul, Scuola delle belle arti dell'università di Dresda e Soprintendenza ai beni culturali, giovedì 26 gennaio alle 17.30 sarà presentata la tesi di specializzazione della tedesca Maria Gruenbaum, che ha analizzato dettagliatamente tutti gli aspetti legati ai restauri, quelli effettuati e quelli ancora da effettuare. Anche grazie ai nuovi fondi, che disegnano un futuro più luminoso per la Torre dei Guevara o, secondo la leggenda, di Michelangelo.
[Modificato da Mark Corleone 24/01/2017 12:04]
03/02/2017 12:16
 
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Decapitata un'opera di Mimmo Paladino nell'hortus conclusus di Benevento

http://www.ottopagine.it/bn/attualita/113371/danneggiamento-statua-hortus-ricci-giornata-triste.shtml

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La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso

03/02/2017 12:20
 
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La foto della statua prima e dopo la decapitazione

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La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso

31/05/2017 12:14
 
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Inaugurate (già da qualche giorno in verità) Villa del Parnaso e l'ex Parco Cristo Re





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La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso

27/06/2017 12:55
 
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Nuovo servizio per la Reggia di Caserta
27/06/2017 15:49
 
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ottimo
26/09/2017 10:21
 
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Il ministero della cultura destinerà per l'anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere e al Parco della Reggia di Caserta investimenti per 7 milioni di euro.

Le risorse per il Parco della Reggia di Caserta sono destinate al risanamento del Bosco Vecchio, al decespugliamento del verde ornamentale della Peschiera Grande, al rifacimento della rampa di accesso al torrione della cascata monumentale, al restauro delle vasche e delle fontane scultoree, al ripristino della pavimentazione dei viali del giardino inglese e al trattamento antiparassitario per le piante esotiche e rare.

Quelle per l'anfiteatro romano di Santa Maria Capua Vetere riguarderanno due lotti: uno relativo all'arena e l'altro al resto della fabbrica, compresi i sotterranei.
[Modificato da Mark Corleone 26/09/2017 10:22]
22/01/2019 20:12
 
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Offro alla vostra visione due meraviglie della "Campania Sacra":

1) La Chiesa del Corpus Domini di Gragnano (con la sterminata tela di Francesco Maria Russo - il pittore della Cappella Sansevero- sul soffitto)
2) L'Oratorio dell'Arciconfraternita di Santa Maria Visitapoveri di Ottaviano (il pittore settecentesco che ha affrescato il tutto è ignoto)
[Modificato da bluesboy94 22/01/2019 20:13]
27/01/2019 20:15
 
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Il Castello e il Parco di Valva, altra meraviglia misconosciuta della nostra Campania.

www.villadayala.altervista.org/il-castello.php
19/03/2019 20:17
 
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Cattedrale di Sessa Aurunca
Il Duomo di Sessa Aurunca, dedicato ai Santi Pietro e Paolo, è una delle maggiori architetture romaniche della Campania. Eretto, nel XII secolo conserva ancora molte testimonianze della sua originaria conformazione. Innanzitutto, la facciata: riportata all'austerità romanica, dopo che il grande restauro settecentesco, voluto dal cardinale Francesco Caracciolo, l'aveva stravolta ed appesantita con ben due campanili. Il processo di "imbarocchimento" riguardò anche gli interni (la decorazione in stucco, fitta e delicata, gli altari in marmi policromi, la decorazione marmorea dell'abside -ad incorniciare una tavola del Cardisco- e varie opere pittoriche); ma l'impianto a tre navate scandito da colonne romane sopravvisse. Come sopravvisse il pavimento cosmatesco della navata, la cripta e lo splendido ambone dello scultore Peregrinus. Ulteriore opera di prestigio è ''la Comunione degli Apostoli", capolavoro giovanile di Luca Giordano, nella Cappella del Santissimo Sacramento.
[Modificato da bluesboy94 19/03/2019 20:27]
19/03/2019 21:34
 
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A Sessa Aurunca Luca Giordano non è l'unico maestro del Barocco napoletano ad aver lasciato tracce della sua opera, ma c'è anche Francesco Solimena.
Nell'ex Convento di San Domenico, si è preservato il piccolo Oratorio della Confraternita del Santissimo Rosario. L'altare maggiore è sormontato da una ''Madonna del Rosario'' su tela. L'opera è stata restaurata pochissimi anni fa, con conseguente riemersione della firma (Solimena F.) e della data (1730).
corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/arte_e_cultura/2011/12-luglio-2011/sorpresa-il-restauro-quel-dipinto-chiesa-opera-solimena--1901071541414_preview.shtml?reason=unauthenticated&cat=1&cid=LtbR9100&pids=FR&origin=http%3A%2F%2Fcorrieredelmezzogiorno.corriere.it%2Fnapoli%2Fnotizie%2Farte_e_cultura%2F2011%2F12-luglio-2011%2Fsorpresa-il-restauro-quel-dipinto-chiesa-opera-solimena--19010715414...
[Modificato da bluesboy94 19/03/2019 21:35]
20/03/2019 15:31
 
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Sempre in tema di riscoperte...

Chiesa di San Francesco delle Monache ad Aversa
E' senza il minimo dubbio una delle chiese campane dal patrimonio pittorico più prezioso. Eretta dai francescani nella metà del XIII secolo e fastosamente trasformata in stile barocco a metà Seicento, conserva tele di Jusepe de Ribera, Pietro da Cortona, del Guercino (in una delle cappelle laterali vi è un'Assunzione attribuita recentemente all'emiliano da vari studiosi, tra cui "Il Capra da Ferrara", con l'ausilio di prove documentarie), di Francesco De Mura e di alcuni minori (Paolo De Majo, Leonardo Olivieri, Lorenzo Ruggi eccetera). Nel XX secolo il monastero è stato molto ridimensionato al fine di creare una nuova piazza.
[Modificato da bluesboy94 20/03/2019 15:35]
21/03/2019 15:22
 
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Basilica di San Tammaro vescovo

E' la chiesa madre di Grumo Nevano. Eretta nel XII secolo, venne così danneggiata dal sisma del 1688 da rendere necessaria una ricostruzione che terminò solo nel 1703 (i lavori di decorazione e arricchimento artistico dell' interno finirono alcuni decenni dopo).
Si presenta con un'unica vasta navata con 4 cappelle per lato, transetto e presbiterio. La decorazione della volta con stucchi e affreschi monocromo è sobria ed elegante. Tante le opere d'arte di pregio: il sontuoso altare maggiore di Placido de Filippo (datato 1750) sul quale svetta un'enorme tela sul santo titolare di Paolo De Matteis (datata 1706 ed inizialmente commissionata a Luca Giordano), il polittico (smembrato) di Marco Cardisco, il ''Mosè che fa scaturire l'acqua dalle rocce'', affrescato sulla controfacciata da Santolo Cirillo (natio di Grumo Nevano), altre tele del Cirillo e di Giacinto Diano, il busto argenteo del santo del Vinaccia, varie sculture lignee (di Giovanni Antonio Colicci, Giuseppe Sarno e ignoti), l'organo settecentesco e infine i lavori pittorici condotti nel secolo scorso da vari decoratori, come Raffaele Iodice e Gennaro Giammetta. In definitiva, un piccolo museo d'arte sacra a pochi chilometri dalla città.
[Modificato da bluesboy94 21/03/2019 15:47]
21/03/2019 16:32
 
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Palazzo delle signorine Natale, Casapulla
[Modificato da bluesboy94 21/03/2019 16:33]
22/03/2019 16:07
 
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Palazzo Niglio-Jadicicco

Importante edificio nobiliare di Frattamaggiore, risalente al '700 ed appartenente da sempre alla stessa famiglia. Degna di menzione è la splendida galleria totalmente affrescata da Pietro Malinconico (seguace del De Mura).
[Modificato da bluesboy94 22/03/2019 16:08]
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