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Campania | Ambiente e Salute

Ultimo Aggiornamento: 24/03/2020 12:28
28/10/2014 14:27
 
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Arrestato il patron di Foreste Molisane, il gip: "Arricchimento criminale"

Giuseppe Gravante arrestato dal Corpo forestale per estorsione e smaltimento illecito di rifiuti



Finisce agli arresti domiciliari l'imprenditore Giuseppe Gravante, patron di "Foreste Molisane".

Gravante è accusato di vari reati, tra cui l'estorsione e lo smaltimento illecito di rifiuti. In particolare, l'imprenditore avrebbe costretto, sotto minaccia di licenziamento, i dipendenti a sversare rifiuti zootecnici nel fiume Volturno e a sotterrare altri tipi di rifiuti nei terreni della propria azienda agricola.

Nel dettaglio: Giuseppe Gravante, 75 anni, alla guida della Nat.Ali.srl di Gioia Sannitica, località Fossolagno, storico patron del marchio 'Foreste Molisane', minacciandoli di licenziamento, costringeva alcuni suoi dipendenti dell'azienda agricola a indirizzo zootecnico a smaltire, direttamente nel fiume Volturno, degli effluenti dell'allevamento di bestiame e dei reflui provenienti dalle sale di mungitura. Così dice l'indagine della procura di Santa Maria Capua Vetere, pm Raffaella Capasso, delegata al Corpo Forestale.

Sempre nel fiume, finivano le acque di lavaggio delle stalle e delle sale di mungitura, addizionate a prodotti detergenti e acidi "di notevole intensità", scrive la procura in una nota.

E rifiuti speciali finivano interrati o bruciati. Gravante, storico imprenditore casertano impegnato da oltre quaranta anni nel settore zootecnico per la produzione di latte, già titolare dell'originario marchio del "Latte Malese" (che - ha spiegato il pm Capasso - ha ceduto nel 1984 e dunque è ditta estranea all'inchiesta), è proprietario di una centrale del latte, dove, fino al novembre dello scorso anno, avveniva la trasformazione e l'imbottigliamento di latte vaccino, rivenduto con il marchio commerciale 'Foreste Molisane'.

Le indagini sono partite dai racconti di un ex dipendente che si è autodenunciato, ammettendo di aver preso parte, per lunghi anni, a questo smaltimento illecito. La denuncia ha trovato immediato riscontro investigativo con il rinvenimento nell'azienda del Gravante di un'attività di smaltimento illecito di rifiuti speciali effettuata direttamente nel fiume Volturno, grazie a un sistema di pompe idrauliche nascoste e canalizzazioni approntate all'occorrenza.

L'attività di smaltimento consumatasi dal 1994 fino a qualche mese fa, avveniva di sera o di notte, per eludere controlli, approfittando anche dei momenti in cui le acque del fiume fossero state rese limacciose dalle acque piovane. Qualche anno fa il WWF denunciò lo stato di degrado del fiume Volturno e, di conseguenza, del litorale domitio.

Furono svolte indagini di telerilevamento a partire dal 2011 da parte del Corpo Forestale dello Stato e della Guardia costiera di Napoli, delegati dalla procura samaritana, e furono posti sotto sequestro una serie di scarichi illeciti, alcuni provenienti proprio da aziende bufaline, ma non da quelli di Gravante, per la sua abilità e quella dei suoi collaboratori, annota la procura, nell'eludere controlli.

L'ex dipendente ha però fatto una crepa estesa nel "muro di omertà che proteggeva l'illecita attività protrattasi per una ventina di anni". Alla prima autodenuncia sono seguite circostanziate e concordanti dichiarazioni da parte di altri ex dipendenti, che hanno ammesso di essere stati costretti ad agire in quel modo con la minaccia di essere licenziati.

Tutti sono ora indagati a piede libero per il reato di gestione non autorizzata di rifiuti. "Per avere un'idea della gravita dell'inquinamento arrecato dagli sversamenti illeciti nel fiume Volturno - scrive il pm Capasso - basti pensare che un allevamento bovino come quello in oggetto, della consistenza di tremila/tremilacinquecento capi, rilascia un carico organico specifico pari a quello di una città di circa 24mila persone".

Anche i rifiuti speciali prodotti dalle attività dell' imbottigliamento del latte venivano smaltiti illecitamente nel terreno aziendale, all'interno di grosse buche, con attività di tombamento e bruciamento di rifiuti. Un dipendente ha dichiarato che, all'epoca della centrale del latte, e comunque dal 1994 fino al 2008, ogni giorno si sono interrati e bruciati, su una superficie di circa 100 metri quadrati e a una profondità di circa 3 metri, tutti gli scarti dell'azienda (bottiglie in tetrapack, in p.e. e in pet, nonchè etichette di carta e plastica), per un equivalente di circa 6,5 quintali al giorno. Naturalmente per un risparmio sui costi di smaltimento, che si aggiravano sui 30 centesimi circa al chilo, oltre i costi di trasporto e affitto dei cassoni, quantificato in in 72mila euro l'anno, circa un milione in 15 anni, a scapito delle matrici ambientali. Il comune di Gioia Sannitica, nel 2007, ha conferire a Gravante la cittadinanza onoraria, in quanto "re del latte".

Il patron di 'Foreste Molisane', Giuseppe Gravante, "..in realtà non voleva proprio sentir parlare del problema dei rifiuti. Pretendeva che gli scarichi fossero eliminati, pur senza fornirci mezzi adatti... questa era diventata una prassì". E' il racconto di uno dei suoi dipendenti agli inquirenti, contenuto nella misura cautelare firmata dal gip di Santa Maria Capua Vetere. Che annota: "In virtù della logica del profitto si realizzavano arricchimenti criminali...la situazione era insostenibile, gli animali erano immersi nei liquami. I liquami tracimavano ed intanto il Gravante riceveva un sussidio pubblico di circa 70 euro per il benessere di ciascun animale".

In sostanza, sottolinea il pm Raffaella Capasso, l'imprenditore non solo smaltiva illecitamente gli effluenti zootecnici, con relativo risparmio di impresa, ma riceveva anche il contributo pubblico per il benessere di ciascun capo bovino che, nel frattempo, però, viveva tra i liquami. Al danno si aggiungeva quindi la beffa.

Sempre uno dei dipendenti raccontava ai pm: "...spesso il reso delle bottiglie veniva nuovamente distribuito per la produzione in corso e mischiato al latte fresco".

In sostanza, il latte scaduto veniva mischiato con quello in lavorazione e poi commercializzato
. Animali, terreni, acque, consumatori trattati tutti come meri strumenti per realizzare profitti a qualsiasi costo, in una logica del tutto contraria alla cultura contadina che, asseritamente, dovrebbe ispirare le imprese agricole e spingerle verso la gelosa tutela dei beni naturali, unica e preziosa loro risorsa, annotano i magistrati. Il Corpo Forestale dello Stato, con uomini e mezzi messi a disposizione dall'Esercito italiano, 21esimo Reggimento del Genio Guastatori di Caserta, e con la collaborazione di tecnici esperti dell'Arpac, nei prossimi giorni effettuerà saggi di scavo nella tenuta aziendale per rinvenire, caratterizzare e campionare i occultati nel sottosuolo.
[Modificato da alan shore 28/10/2014 14:32]
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