Storia di Via Santa Maria a Cubito
L'antica circumvallazione borbonica...
L'attuale strada provinciale, denominata via Santa Maria a Cubito, fu progettata ed ultimata per interessamento dei sovrani Borbonici. Venne però
inaugurata nel 1861, quando ormai era già stata proclamata l'Unità d'Italia. L'arteria provinciale allora misurava 30 Km ed aveva quaranta ponti.
Secondo alcuni scrittori, come lo studioso Domenico Chianese (autore dell'opera: "I Casali antichi di Napoli") e ancora altri autori (*), la denominazione della strada sarebbe stata ispirata dal nome della chiesetta di campagna che fu edificata nel XIV secolo, nel territorio giuglianese-aversano.
Infatti, secondo queste testimonianze,
il nome di Santa Maria a Cubito (nome dato inizialmente alla chiesetta e poi esteso alla strada) è strettamente correlato ad un episodio alquanto leggendario, che sarebbe accaduto durante una battuta reale di caccia, che si svolgeva in quella zona, quando al sovrano di Napoli fu annunciata l'avvenuta canonizzazione di Ludovico d'Angiò, suo parente (Ludovico fu erede designato al trono di Napoli e rinunciò in favore del fratello Roberto d'Angiò, detto "il Saggio"). Il Santo mori a ventitré anni, nel 1297 e fu canonizzato col nome di san Ludovico d'Angiò o di Tolosa.
All'apprendere la gaudiosa notizia, il sovrano scese da cavallo, si inginocchiò e baciò la terra: quindi il significato del termine "
A Cubito" ("
CUBAVIT SE"), significherebbe: inginocchiato, prostato a terra!
All'inizio di questa imponente opera ottocentesca, nella zona di Capodimonte (alla derivazione con Via Miano), fu posta una
lapide che esiste tutt'oggi, che riporta la seguente scritta:
VIAM HEINC AD MONTEM USQUE DRAGONIS
PAR MILLE PASS - XXV CUM TRIENTE
ET CASCANUM APUD SESSAM
PER XXX PASSUUM MILLIA
STRATAM ABSOLUTAMQUE ANNO MDCCCLXI
VIATOR VIDES
QUAE
PONTIBUS ARCUATIS XXXX INTERIECTIS
COMMODO PUB INSIGNI
VIAS VIII COMMUNES APTE SECAT
PARS OPERIS COSPICUA
AQUOR COERCITIONES ALVEINFER – VOLTURNI
QUAE SUBIECTIANTE AEQUORA CAMPI
LATE PASSUM DABANT
Il significato della scritta riportata sulla lapide è pressappoco questo: "Questa strada che va da Capodimonte fino a Mondragone, per una lunghezza di circa 25 Km, raggiunge la località di Cascano, presso la città di Sessa Aurunca.
Per 30 miglia è una strada perfettamente completa e lastricata, è stata completata nell’anno 1861.
Caro Viandante, osserva che furono edificati 40 ponti ad arco, posti ad intervalli per adattare il territorio attraversato e per farne un percorso di utilizzo pubblico, sono stati uniti otto Comuni, attraversandoli utilmente per un considerevole tratto.
Sono state incanalate le acque del tratto inferiore del fiume Volturno, trasformando quei terreni acquitrinosi in una fertile pianura".
La strada continua ad assolvere egregiamente, ancora oggi, la sua funzione originaria, ossia è una delle piu importanti direttrici che collegano il capoluogo partenopeo alla sua provincia. Lungo il suo sviluppo, nella parte napoletana, s'incontrano, nei primi 5-7 chilometri, ben 2 quartieri della VIII Municipalità, assieme alle loro note località: San Rocco, Frullone, Marianella e Chiaiano.
Il primo tratto è denominato
Via Emilio Scaglione.
Architettonicamente imponente, il ponte chiamato di San Rocco Nuovo, è
il primo ponte che s'incontra e fu costruito per scavalcare il lussureggiante Vallone San Rocco.
Curioso è il sovrappasso sulla cava di Chiaiano (fino a pochi anni fa si poteva ancora vedere l'occhiolo di areazione della sottostante cava di tufo) e, poi, il già ricordato ponte di Chiaiano, che fu salvato dai partigiani nelle Quattro Giornate di Napoli. Da non dimenticare lo sconosciuto ponte di Marianella, del quale bisogna ancora approfondire la sua evoluzione storica.
Alla fine del '800 fu realizzata la linea a vapore delle Tramvie del Nord, poi elettrificate e divenute Tranvie di Capodimonte.
Qualche decennio dopo l'inaugurazione furono realizzate importanti assi viari di collegamento ai quartieri attraversati, come Corso Marianella, Corso Chiaiano, Via G. A. Campano e Via Napoli a Mugnano. Nel Giubileo del 1925, all'incrocio con il corso Marianella, fu inaugurato il
monumento dedicato a S. Alfonso dei Liguori.
Nel 1996 è stata inaugurata la stazione sopraelevata della
metropolitana collinare, di "Chiaiano-Marianella", che è forse la più trafficata stazione della linea metropolitana cittadina, dotata di ben due parcheggi di interscambio e una fermata in banchina degli autobus in transito.
Oltre il confine della città di Napoli, la strada provinciale interseca molti popolosi comuni del suo hinterland:
Mugnano, Marano, Calvizzano e Qualiano, per poi proseguire, come indica la targa, verso il litorale domizio.
Su questa strada esistevano in passato diverse taverne, come l'antica "Taverna del portone", famosa per l'avvenuta cattura del temuto brigante (ex tenente borbonico) Antonio Cerullo. Le taverne furono qui costruite per sfruttare il sostenuto traffico quotidiano di mercanti e viaggiatori, infatti si permetteva il cambio dei cavalli, la sosta per un pranzo frugale o il riposo.
(*) "Archivio Storico Campano" di Angelo Broccoli, 1894, volume 2, Parte III
Lapide stradale e deposito dei trasporti cittadini, detto "Garittone"
Primo ponte che si incontra Ponte Nuovo di San Rocco
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La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso