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Le legge n. 265/1999 cerca di risolvere il problema della 242/90, colpevole di avere un approccio top-down, cioè calato e deciso dall'alto.
Si dà quindi maggiore libertà di organizzazione dei Comuni che volessero costituire delle realtà metropolitane, aprendo a modelli più elastici, ad esempio dei consorzi o dei piani intercomunali.
Insomma delle aree metropolitane non definite fisicamente per legge, ma unioni di Comuni variabili.

La successiva legge 131/2003 (legge La Loggia) apre alla possibilità di far coincidere l'A.M. eventualmente al solo Comune principal, qualora non si fosse raggiunto un accordo con i Comuni, mentre la riforma degli Enti Locali dava maggiori autonomie ad essi.