00 03/03/2012 12:17
Il ministro Ornaghi: «Tre anni per salvare gli scavi di Pompei»

Il cronoprogramma: entro marzo i primi bandi per il restauro di cinque domus. Disponibili i 105 milioni Ue

NAPOLI — Tre anni per salvare Pompei. La scadenza l'ha fissata il ministro per i Beni culturali Lorenzo Ornaghi che ha stilato e reso noto il cronoprogramma. Intanto ieri, prima al ministero, poi a Pompei e a Napoli sono arrivate le rappresentanti di due gruppi imprenditoriali francesi che intendono contribuire ai restauri ed entrare nel programma lanciato da Regione, Unione industriali e costruttori di Napoli per l'area circostante gli Scavi. «I danni al patrimonio archeologico esposto alle intemperie — ha spiegato Ornaghi alla Camera martedì, in occasione del question time — si sono sempre verificati. Anche Pompei, area scavata di oltre 66 ettari, con i resti degli edifici del I secolo privi di copertura ed esposti agli effetti climatici, da oltre 250 anni subisce danni alle strutture murarie e agli apparati decorativi». Per il poco tempo a disposizione, il ministro ha solo parzialmente illustrato in aula il proprio piano, e ha poi integrato la spiegazione sul sito del Mibac.

Il programma si fonda su due premesse fondamentali. La prima è che «per la prima volta ci si trova di fronte all'urgenza di un progetto complessivo, e oltremodo complesso, in grado di affrontare in forma interconnessa i principali problemi di Pompei». La seconda è che i finanziamenti da impiegare per un intervento radicale ci sono, e sono principalmente costituiti dai fondi strutturali stanziati dalla Commissione europea, 105 milioni già nella disponibilità del Tesoro. Ornaghi ha annunciato che saranno indette gare pubbliche, «con modalità telematiche a garanzia di trasparenza, integrità e maggiore celerità». E ha sottolineato che è determinante il «rispetto di un calendario rigoroso, che a oggi prevede: a fine marzo 5 bandi per consolidamento e restauro di 5 domus; a metà aprile bando per la riduzione del rischio idrogeologico nel terrapieno delle Regiones III e IX, ossia l'area interessata dal crollo del novembre 2010 lungo via dell'Abbondanza; entro il 31 luglio bandi per la messa in sicurezza di tre Regiones e bando per il consolidamento e il restauro delle murature e degli apparati decorativi, e l'apertura al pubblico di almeno una domus lungo il percorso di visita, al momento chiusa; entro il 31 dicembre 2012 bandi per la messa in sicurezza delle altre cinque Regiones (in tutto sono nove). Il progetto si concluderà auspicabilmente a fine 2015». Contemporaneamente, ha affermato il ministro, sarà pubblicato «un elenco di ulteriori interventi da finanziare mediante sponsor privati, in applicazione della procedura semplificata prevista dal decreto legge 34 del 2011 su Pompei, in modo da valorizzare l'apporto, anche economico, dei privati». Sarà inoltre avviato «un dibattito aperto a tutti gli interessati, sul piano scientifico-disciplinare e sul piano degli impatti economico-sociali».

Il ministro ha infine aggiunto che la Soprintendenza di Napoli e Pompei continuerà a intervenire «con fondi propri e, come nel caso del distacco di intonaco degli ultimi giorni, con il proprio laboratorio di restauro. I 25 giovani neo-assunti lavoreranno tutti esclusivamente su Pompei». Quale sarà invece il ruolo dei privati a Pompei? «Con i fondi della Commissione europea effettueremo gli interventi sistemici, ma abbiamo confermato che siamo lieti di accogliere finanziamenti e sponsorizzazioni o elargizioni liberali»: questo è quanto l'architetta Antonia Pasqua Recchia, direttrice del segretariato del ministero, ha detto ieri a Joëlle Ceccaldi-Raynaud, deputata francese, sindaca di Puteaux e rappresentante del consorzio Epadesa. L'elenco di restauri per i quali saranno ben accetti i fondi privati, ha aggiunto, sarà pronto «entro un mese», quindi la collaborazione sarà operativa molto presto. Al ministero ieri non si è discusso di cifre, ma a Parigi, nel novembre scorso, quando fu ufficialmente annunciata la disponibilità di Epadesa, si parlò di somme comprese tra 5 e 10 milioni l'anno per un periodo indefinito. La legge francese, spiega Antonia Pasqua Recchia, «è molto invitante, infatti probabilmente potremo contare su una futura espansione della collaborazione». Anche con gli imprenditori italiani, naturalmente, sebbene la nostra normativa sia più complessa e meno favorevole di quella transalpina.

Parallelamente e contemporaneamente agli interventi all'interno degli Scavi, procede l'iniziativa volta a favorire interventi nel contesto circostante, cioè a Pompei ma anche a Ercolano, Boscoreale, Torre Annunziata e Castellammare. Iniziativa sollecitata dall'Unesco. Proprio da tale sollecitazione è scaturito il protocollo d'intesa sottoscritto — sempre a Parigi nello scorso novembre — dal governatore Caldoro con gli imprenditori napoletani, rappresentati dal presidente dell'Unione industriali Paolo Graziano, e dai costruttori, per i quali era presente il leader Rodolfo Girardi. Anche di questo si è parlato ieri, prima a Villa Campolieto, a Ercolano, e poi a Napoli, in Regione. Nella villa vesuviana c'erano Francesco Caruso, ex ambasciatore e oggi consigliere speciale dell'Unesco, Maurizio De Stefano, presidente di Icomos Italia, Diana De Feo, della Commissione Cultura del Senato, Joëlle Ceccaldi-Raynaud e con lei Joëlle Chauvin, direttrice immobiliare del Gruppo Aviva, Graziano, Girardi e anche il presidente della Camera di commercio Maurizio Maddaloni. Il leader dell'ente camerale ha infatti dichiarato la propria «forte attenzione» per le iniziative in corso. Non ancora un'adesione, perché l'eventuale decisione deve passare «attraverso approfondimenti interni». Ma, aggiunge Maddaloni, «siamo sicuramente sensibili al tema e questo tipo di iniziative sul filone culturale è già nell'azione che da tempo e con molta concretezza la Camera di commercio sta sviluppando. La cultura può contribuire alla crescita dell'economia e quindi del sistema delle imprese, può costituire il volano di un meccanismo virtuoso». Nel pomeriggio l'intera delegazione è stata ricevuta dal presidente della Regione Stefano Caldoro a Palazzo Santa Lucia, con il quale ha fatto il punto della situazione a seguito dell'intesa firmata a Parigi alla fine del 2011. E Caldoro ha ringraziato tutti per la confermata disponibilità a realizzare investimenti sul territorio.

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