00 16/01/2015 17:13
“Questa città non cambia mai, è sempre uguale”. Ma parlano di Buenos Aires non di Napoli
Questa volta mi ci metto io....



Graciela Mochkofsky è una giornalista argentina. In un lungo articolo per il giornale brasiliano Piauì ripreso da Internazionale setaccia vari aspetti della vita a Buenos Aires. Tanti passaggi suonano come sentenze e ci ricordano da vicino qualcosa. Bisogna solo sostituire ‘Napoli’ alle parole Argentina e Buenos Aires.

1. “L’Argentina sembra giocare un gioco con se stessa. Qui non si risolve mai niente: la vita conta tanti eventi, crisi e morti ma è sempre ciclica”
(basta contare le innumerevoli notizie su Napoli, la loro grottesca ciclicità)

2. “Paul Samuelson, premio Nobel per l’economia ha sempre detto: esistono paesi naturalmente poveri però molto ricchi, unico caso è il Giappone; e paesi naturalmente ricchi però molto poveri, unico caso è l’Argentina”
(superfluo ricordare la litania campana ‘Abbiamo queste straordinarie risorse turistiche e ambientali e non le sfruttiamo’)

3. “Qui la gente odia quelli a cui le cose vanno bene”
(L’invidia accomuna tutto il mondo. Però pensate al livore di livelli galattici che scorre in Campania contro Saviano, sin dal principio dell’ascesa. Critiche spesso argomentate altrettanto spesso a prescindere)

4. “La prima cosa che colpisce di Buenos Aires dopo un periodo passato all’estero è il livello di aggressività, soprattutto con gli sconosciuti’
(provate a litigare a Napoli con un parcheggiatore o per un sorpasso azzardato, per una sosta in doppia fila, per uno sguardo nella movida del sabato sera, a richiamare scugnizzi casinari in Circumvesuviana. Su, provate)

5. “Abel Gilbert ha presentato la sua ultima opera al teatro Colòn. Ha sbottato: ‘Quando prenderò i soldi come pagherò le persone che hanno fatto lo spettacolo? Essere arrivati fino al prestigioso Colòn non significa aver fatto un passo avanti: a Buenos Aires si ricomincia sempre da capo’
(Concentratevi sulla penosa situazione del teatro San Carlo, massima istituzione culturale cittadina, zeppo di precari, commissariato, puntellato dagli scioperi selvaggi)

6. “Il sogno di un destino non realizzato e dell’eccezionalità argentina è fonte d’insoddisfazione permanente. Dovremmo essere Parigi o New York per le cose e i talenti che abbiamo”

(Questa vale per i neoborbonici rancorosi e nostalgici, per i terronisti e anche per Salerno: il sindaco De Luca paragona la sua città i giorni pari a Berlino e i dispari a Rio de Janeiro)

7. “Il vittimismo è uno dei valori pubblici e privati del paese”
(I napoletani sono/siamo baccalaureati in vittimismo, quasi quanto i siciliani)

8. “In Argentina ogni presidente arriva per rifondare la nazione. Nel nostro sistema politico è fondamentale dimostrare di essere al governo per combattere contro un’eredità pesante”
(De Magistris ci rammenta da 4 anni l’eredità pesante della precedente giunta Iervolino)

9. “La gente in strada adesso dice dei politici: ci basta qualcuno che non dica che va tutto bene”
(su questo siamo distanti: i napoletani vogliono sempre qualcuno che li consoli cantando everything is gonna be alright’)

In definitiva: con quella città ‘alla fine del mondo’, splendida e misera, siamo vicini non solo per Maradona, Lavezzi e Higuain, ma per tanto, tanto di più.

Curiosità: in Argentina Belen Rodriguez (Cardozo), omonima della nostra showgirl maritata col ballerino di Torre Annunziata Stefano De Martino, è direttrice della Banca nazionale dei dati genetici Bndg. In pratica ricerca i figli dei desaparecidos per restituirli alle nonne, le Abuelas di plaza de Mayo, che li cercano da 40 anni.



CdN