Dal Mattino Napoli di oggi
Tatafiore: «Io tenuto all'oscuro di tutto, difenderò la mia opera fino in fondo»
Ernesto Tatafiore non riesce a capacitarsi. Il maestro era all'oscuro dello spostamento fissato per ieri dalla Direzione Centrale Patrimonio, ne sapeva di un eventuale restauro da parte della Sovrintendenza. È stato avvisato dal figlio Pietro, a sua volta informato da un amico che si trovava a passare in via Scarlatti proprio mentre i tecnici del Comune di Napoli si apprestavano a trainare la fontana «Itaca» nella depositeria comunale «Pazzini».
Maestro Tatafiore, non sapeva nulla di questo spostamento della fontana «Itaca» da via Scarlatti? «No. Non sapevo nulla dello spostamento. E stato uno choc quando mio figlio mi ha detto che la fontana era stata rimossa da via Scarlatti. Perché inizialmente, non avendo nessun tipo di comunicazione, la voce era che era stata tolta per sempre. Solo dopo qualche ora, tramite il nostro legale, abbiamo saputo che è una situazione definita temporanea dal Comune, che affermava di averci inviato una comunicazione».
E non l'avete ricevuta?
«No, glielo ribadisco. Avrebbero spedito una mail il 14 agosto, ma non risulta nemmeno in spam. Mi chiedo come sia possibile inviare una semplice mail e non una Pec. Non è pensabile che di fronte a una decisione del genere non ci sia stata inviata neanche una raccomandata e soprattutto a nessuno sia venuto in mente di alzare il telefono e chiamarmi. Così come mi ha telefonato lei, per avere informazioni da me, perché nessuno al Comune di Napoli ha pensato di avvisare l'autore dell'opera? L'ho dovuto sapere da un estraneo, che di fronte alla mia perplessità, mi ha inviato anche un video dello spostamento». Non se n'era parlato neanche in passato? «Guardi, sono davvero stranito. Non avevo neanche il sentore che avessero preso questa decisione. Un anno e mezzo fa fui interpellato riguardo un eventuale spostamento sulla rotatoria di via Cilea. In quella occasione espressi le mie perplessità logistiche essendo l'opera creata apposta per quel punto di via Scarlatti. Una scelta che eseguì il Comune, a cui io mi adeguai».
Scusi, ma non è stato informato nemmeno del sopralluogo tecnico dell'8 agosto?
«Neanche per sogno. Niente di niente, nessuna comunicazione. Ho letto sul Mattino online che oltre a un intervento sugli impianti idrici ed elettrici, intendono anche restaurare la fontana, e questo mi lascia basito. Su quali basi lo hanno deciso? È stata forse danneggiata? Chi ha eseguito la perizia? Perché non hanno ritenuto che dovessi essere presente? Perché non ho ricevuto nemmeno la documentazione al riguardo? Chi meglio dell'autore sa comprendere lo stato della sua opera, ciò di cui avrebbe bisogno e su che tipo di restauro. Domande che rivolgerò all'amministrazione comunale tramite il mio legale».
Adirà le vie legali?
«Mi difenderò, come è giusto che sia. Non so sotto che forma o modalità, ma ci tuteleremo».
Lei sa che l'opera non piace a molti residenti?
«Che sia ben vista o mal vista, è questione di gusto. Poi, se la gente si lamenta della fontana perché è diventata un ricettacolo di rifiuti non deve prendersela con me o con l'opera ma con gli incivili che vi gettano cartacce e lattine. Saperla sporca è solo un dispiacere aggiunto».
Maestro devo chiederglielo: nel caso la fontana non venga rimessa al suo posto, lei la riprenderà?
«Non so che rispondere. Sarebbe un gesto brutto da parte mia che ho donato l'opera alla città, per l'amore che provo per Napoli. Richiedere la restituzione di un dono non è piacevole. L'arte dovrebbe aiutare ad amare maggiormente i luoghi, spostarla da via Scarlatti sarebbe una sconfitta. Una perdita collettiva, non solo personale».