00 11/03/2012 13:51
L'Unesco scrive a De Magistris
«Centro storico in stato deplorevole»
Dietro l'angolo sanzioni e sopralluoghi

di Paolo Barbuto
NAPOLI - L’Unesco scrive al sindaco: il vostro centro storico ci preoccupa, verremo a fare un’ispezione, dimostrateci che merita di essere ancora inserito nella lista dei luoghi «patrimonio dell’umanità». E dietro l’angolo c’è lo spettro della retrocessione, da sito protetto a sito «a rischio» .

La firma è del vice direttore generale Unesco alla Cultura, Francesco Bandarin: «Illustrissimo signor sindaco, le scrivo perché ho ricevuto segnalazioni che lamentano lo stato deplorevole in cui versa il centro storico di Napoli». Poi prosegue: «Mi permetto di rammentarle che l’Unesco nel 2012 dovrà ricevere un rapporto sullo stato di conservazione e sulle varie misure di protezione messe in atto per salvaguardare il centro storico».

La formula è quella del «rappel» del promemoria. Ma dietro la lettera formale si nasconde la preoccupazione grande che qui, in città, si stia facendo poco, quasi nulla, per un centro storico che annaspa e che rischia di finire nella lista nera: non più patrimonio dell’umanità ma sito «a rischio», inserito ufficialmente nella lista del patrimonio «in danger» come i luoghi archeologici dell’Afghanistan, la città di Samarra in Iraq, il centro storico di Zabid nello Yemen e (pochi) altri luoghi nel mondo: poco più di trenta.

La lettera è arrivata il sedici febbraio nello studio del sindaco De Magistris anche se è rimasta «segreta» fino ad oggi. Il rischio che le cose si mettano male per Napoli è più che concreto. Il centro storico di Napoli è sotto osservazione da più di tre anni: il degrado e l’abbandono furono segnalati già nel 2008 e arrivò una prima richiesta di porre rimedio. Il passare del tempo e la mancanza di interventi imposero all’Unesco di presentare una ulteriore richiesta: «fate qualcosa, dimostrateci che le cose cambieranno». Con una missione in Francia, a febbraio del 2010, si convinse l’Unesco che qualcosa si poteva fare. L’incontro di Parigi fu considerato molto positivo. C’erano l’ex governatore Bassolino, e gli ex assessori comunali Belfiore e Oddati. A dire la verità, a Parigi ricordano ancora che un assessore napoletano si presentò con un quarto d’ora di ritardo all’incontro e mise in crisi il rigoroso protocollo Unesco: era Nicola Oddati che fece tardi ma, fortunatamente, non compromise l’esito della missione.

In quella occasione Napoli convinse l’Unesco mettendo sul tavolo soldi e grandi progetti. La Regione avrebbe messo a disposizione 200 milioni per rimettere in sesto il centro storico e per garantire una struttura di gestione manageriale che lasciò di stucco i vertici Unesco. Il, progetto definitivo arrivò nel febbraio del 2011: si sarebbe creata la figura di un supermanager con pieni poteri per interventi immediati nell’area protetta.

Poi sono arrivate le elezioni. I vertici amministrativi regionale e comunale sono cambiati: i duecento milioni promessi da Bassolino sono stati cancellati. Ne sono arrivati cento, però erano mirati al Forum delle Culture, non al grande progetto Unesco. Nel frattempo il Comune ha cercato di fare il possibile ma ha incontrato molte difficoltà e ha gestito decine di altre attività, senza ripescare il grande progetto del centro storico.

Così l’Unesco ha iniziato a preoccuparsi: Nel 2008 il primo allarme, nel 2010 la prima reazione, nel 2011 la richiesta di procedere e oggi l’annuncio della «visita ufficiale». Entro il 2012 arriveranno gli inviati e chiederanno di vedere almeno uno dei cento progetti annunciati, chiederanno di conoscere il supermanager e di sapere come opera, pretenderanno di capire dove sono stati posizionati i tre uffici destinati alle forze dell’ordine che erano previsti nel grande progetto.

Difficile immaginare cosa verrà mostrato agli inviati Unesco. I cento milioni del Forum che potrebbero essere utilizzati, non sono stati ancora utilizzati: bisogna progettare, bandire gare, intervenire, tutto entro l’anno in corso.

L’Unesco, però, non concederà altro tempo. Alle parole devono seguire i fatti. Il primo «fatto» potrebbe essere il downgrading del nostro centro storico che diventerebbe «sito a rischio», il successivo step è la cancellazione dalla lista del patrimonio mondiale. Un evento considerato quasi impossibile fino a un paio di anni fa. E invece negli ultimi tempi la cinghia s’è stretta: già un paio di siti nel mondo sono stati messi fuori.

Napoli non merita questa vergogna.

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