Quando a Napoli impazzò la Leopardi-mania, a cavallo tra XIX e XX secolo, Fuorigrotta era davvero la periferia della periferia, totalmente immersa nella sua secolare, intatta e isolata vita agreste. Poi a un certo punto addirittura il governo si mise a occuparsi di questo posto (relativamente) perduto, che solo da pochi anni aveva una nuova via di collegamento con la vicina Napoli (prima ci pensava la crypta aperta dai romani!!). Infatti la chiesa di San Vitale, fulcro del borgo, fu dichiarata monumento nazionale con legge dello stato (uaa!) per via della tomba del poeta "ranavuottolo" e fu ristrutturata e abbellita.
E cosa poteva mancare, se non un riconoscimento imperituro e indelebile ossia una bella piazza? Anzi, LA piazza, il centro di Fuorigrotta, su cui si affaccia appunto la chiesa. Piazza San Vitale diventa così piazza Leopardi.
Ma non basta. Presi da tanto zelo, si decide anche di dedicare alcune strade della frazione alle sue opere e ai personaggi di queste: via Aspasia, via Consalvo, via Elvira, via Paolina, via Silvia, via della Ginestra, piazzetta Ricordanze.
Poi Fuorigrotta fu oggetto della ricostruzione voluta dal fascismo e molte vie e luoghi "leopardiani" furono cancellati (in compenso fu realizzato il luogo leopardiano definitivo: la tomba, vicina a quella di Virgilio). Piazza Leopardi e la chiesa sono eliminate per far posto al viale di Augusto. Ci lasciano Silvia, Paolina, Elvira e le Ricordanze. Rimangono ovviamente via Consalvo (che nessuno pensa che questo nome si riferisca all'universo-Leopardi!
) e via della Ginestra. Via Aspasia, inizialmente risparmiata, verrà in seguito cancellata.
Di tutto questo fiume "leopardiano" mantiene le tracce la stazione della "direttissima", che mantenne il suo primo nome - piazza Leopardi - anche dopo che la vecchia Fuorigrotta fu stravolta.