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Campania | Discussione Generale

Ultimo Aggiornamento: 18/12/2020 20:09
25/02/2012 12:30
 
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POMIGLIANO. PARCO DI CITTÀ: IL CANTIERE PUBBLICO ERA GESTITO DA UN CAMORRISTA

Blitz dei carabinieri nel cantiere di una grande opera pubblica di riqualificazione, inaugurata da Bassolino tre anni fa. I militari: appalto gestito da un camorrista sodale del capoclan Capasso, condannato per l’omicidio di un bambino, Gioacchino Costanzo, di appena due anni.

Quando si osserva il cantiere, quegli scavi nel terreno, quei grossi buchi orlati da un ammasso di detriti, non sembra di assistere alla materializzazione del sogno celebrato in pompa magna nel marzo del 2009, in un grande capannone industriale di proprietà del cognato dell’ex sindaco del Pd, Antonio Della Ratta.

«Il Parco di Città sarà il collante tra le fabbriche di Pomigliano e la comunità», lo slogan adottato per l’occasione dal presidente della giunta regionale, Antonio Bassolino. Il governatore dell’epoca benedisse nei padiglioni della Teknosud, impianto metalmeccanico incastrato tra Fiat, Avio e Alenia, l’operazione affidata a Gianpiero Falco, quarantenne commercialista napoletano e profeta della collaborazione tra pubblico e privato nelle grandi opere di riqualificazione urbanistica. Eppure nonostante l’entusiasmo di quella giornata, la posa della prima pietra nel cantiere ubicato a pochi passi dagli stabilimenti, le telecamere, i giornalisti, i fotografi, c’era chi avvertiva il presagio dell’inevitabile arrivo di mamma camorra.

«Il progetto sarà vincolato al protocollo di legalità», commentava nell’ottimistico frangente il consigliere regionale del Pd, Michele Caiazzo, sindaco di Pomigliano dal 1995 al 2005. Dal canto suo il sindaco Della Ratta si sentiva in qualche modo confortato dal fatto che proprio lì, nell’area del megaprogetto da ottanta milioni, sarebbe sorta anche la nuova caserma provinciale dei carabinieri. Presagi alimentati dal fatto che qualche mese prima, proprio nella zona del tanto agognato progetto, il capo dei capi, il boss dei casalesi Michele Zagaria, all’epoca latitante, aveva spedito una sua ditta a rifare viale Impero, la strada delle fabbriche. Pure in quel caso si trattava di lavori pubblici, di un appalto comunale. I carabinieri scoprirono l’infiltrazione mafiosa in poco tempo e avvisarono Della Ratta, che revocò il contratto e fermò i lavori.

Ma tre anni più tardi la storia si è ripetuta. Con una vicenda che rischia di far naufragare il sogno propagandato dai politici. I militari l’altro giorno hanno fatto irruzione nel primo cantiere del Parco di Città, dove da tre anni si stanno stancamente trascinando lavori di scavo, movimento terra. Hanno scoperto che a dirigere le operazioni è un pregiudicato, un tizio con precedenti per associazione mafiosa ed estorsione. Quando poi gli investigatori hanno approfondito i controlli sono venuti a sapere che il presunto imprenditore edile era stato arrestato nel novembre del 2004 insieme con Antonio Capasso, il boss, ex clan Alfieri, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Gioacchino Costanzo, uno scricciolo di due anni appena, a sua volta condannato dal destino.

Il 15 novembre del 1995 i killer mandati da Capasso a Somma Vesuviana spararono a raffica sull’auto dello zio di Gioacchino, Giuseppe Averaimo, che morì quasi subito. Stessa orrenda fine fece il nipotino, che gli sedeva accanto, colpito anche lui da quella sventagliata indiscriminata e inesorabile. Per incastrare Capasso e i suoi sicari ci vollero nove anni di indagini. Alla fine la polizia stanò il capoclan in una masseria di Saviano. Il boss era con l’imprenditore edile trovato ieri a gestire la grande opera pubblica di Pomigliano. Anche il colletto bianco finì in manette nell’importante blitz. Poi però, una volta uscito di galera, il manager dei clan si è subito rimesso in affari con la pubblica amministrazione. A ogni modo è stato sequestrato il cantiere in cui l’imprenditore della camorra è stato sorpreso con le sue ruspe e i suoi operai.

I carabinieri del maresciallo Massimo Longo, comandante della stazione di Pomigliano, coordinati dal capitano Michele D’Agosto, comandante della compagnia di Castello di Cisterna, hanno sigillato l’area perché sostengono, con il supporto della sezione ambientale dei vigili urbani di Pomigliano, che le ruspe del pregiudicato hanno trasformato la zona del primo lotto di lavori in un’enorme discarica abusiva, zeppa di detriti che sarebbe stato doveroso smaltire per legge. Ma le indagini promettono sviluppi più clamorosi. I militari infatti nell’informativa di sequestro, consegnata ai magistrati della procura di Nola, puntano l’indice sulla presenza del pregiudicato nel cantiere e sul fatto che avrebbe usufruito di un subappalto illegale dall’azienda che avrebbe dovuto eseguire i lavori, la Ma.fra. di Somma Vesuviana, esecutrice per conto della Pfpr del dottor Gianpiero Falco. Il tutto è stato trasmesso anche al comune di Pomigliano.

Ora la patata bollente passa al nuovo sindaco del Pdl, Raffaele Russo, che dovrà decidere il da farsi. Anche perché il responsabile unico del procedimento è il capo dell’ufficio tecnico, l’ingegner Ciro Cusano. Il dirigente del servizio urbanistico comunale è in ambasce da parecchi mesi, da quando Russo gli comminò un ammonimento per un’altra brutta vicenda, culminata il 29 settembre dello scorso anno con l’arresto dell’assessore comunale alla nettezza urbana e del consigliere comunale di maggioranza, Pasquale Pignatiello. Il maresciallo Longo aveva filmato i due amministratori comunali mentre artigliavano una tangente da un imprenditore che in cambio riceveva appalti per il trasporto in discarica dei rifiuti organici di Pomigliano ma che a un certo punto aveva deciso di denunciare i suoi estorsori.

Il filmato della consegna delle tangenti fece il giro dei media nazionali e del web. Piccolo e Pignatiello a gennaio sono stati condannati a due anni e mezzo di reclusione, da scontare ai domiciliari. Ma l’inchiesta della procura di Nola, che prometteva sviluppi ben più consistenti, si è nel frattempo arenata.



Fonte: ilMediano

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