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Napoli | Sottosuolo

Ultimo Aggiornamento: 09/05/2019 12:00
14/04/2015 15:53
 
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Itinerari di periferia: I «Monti» di Marianella.


Alla riscoperta degli aspetti storico-geologici meno conosciuti della periferia nord napoletana.

Un territorio ricco di testimonianze del passato, tristemente segnato dal degrado e dalla criminalità.

Il quartiere Marianella presenta un interessante itinerario lungo le antiche terre appartenute a Sant’Alfonso Maria De’Liguori nei pressi di Cupa Marfella, l’antico «Lavarone» che raccoglieva le acque torrentizie provenienti dalla vicina collina di Camaldoli.

In una proprietà privata, a pochi metri dai resti di una villa di epoca romano-imperiale (I secolo d.C.) e dalla seicentesca Masseria «Cardovito», troviamo i cosiddetti «Monti», profonde cavità artificiali realizzate tra il XVII ed il XVIII secolo per l’estrazione del tufo giallo napoletano, largamente adoperato come materiale da costruzione sin dalla più remota antichità .

Come raccontano alcuni anziani residenti, queste cave furono adibite a rifugio antiaerei durante l’ultimo conflitto mondiale.
Protagonisti di una recente ricognizione, la prima dopo decenni di oblio, sono l’archeologo e storico di Mugnano di Napoli Davide Fabris, membro della Società Napoletana di Storia Patria, e Luciano Lauda, laureando presso la Facoltà di Architettura di S. Lorenzo di Aversa.

Sulla scia dei «Cimmeri», i mitici abitatori degli antri campani, ci inoltriamo lungo un percorso sinuoso che presenta diverse diramazioni e, tramite una lunga scalinata ricavata nel banco tufaceo, si giunge nella cava situata a diversi metri di profondità.

Lo spettacolo che si presenta agli occhi del visitatore è di grande fascino e può essere paragonato alla più nota «Napoli sotterranea».

«Il quartiere Marianella, come per l’intera area sub-camaldolese» dichiara Davide Fabris «offre, nonostante lo stato di abbandono in cui versa, importanti vestigia storico-archeologiche attraverso la civiltà italica, romana e medievale con interessanti esempi di architettura gentilizia e rurale risalenti al Vicereame Spagnolo e al Settecento. Auspichiamo che, la ricognizione alle cave di Cupa Marfella, possa costituire il viatico per il recupero dell’identità di questi luoghi che sono in stretta correlazione con la millenaria storia di Napoli».

Per Luciano Lauda «l’obiettivo principale è quello di un progetto di rivalutazione del territorio, in collaborazione con l’Università di Napoli, creando un apposito percorso micro-turistico che abbia come punto di riferimento e collegamento la stazione della Metropolitana di Chiaiano-Marianella».


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La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso

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