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Napoli | Piste ciclabili & Bike sharing

Ultimo Aggiornamento: 12/10/2020 18:12
16/06/2017 15:22
 
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senza scadere sempre ni soliti discorsi triti e ritriti ( e forse anche un po'monotoni e scontati) vi propongo un'intervista all'autore del video che sta girando in questi giorni degli scooteristi-bestie sulla ciclabile che pone un quesito interessante in proposito:


Sfrecciano scooter sulla pista ciclabile, ma il problema non è Napoli



“Che vuò fa’… parliamo di bellezza da 6 anni… ma sul nazionale ci siamo finiti per un video di 30 secondi postato su Facebook per disperazione”, Luca Simeone, organizzatore del Napoli Bike Festival sorride, perché sa che funziona così. Il suo video-denuncia che mostra gli scooter sfrecciare (13 in 36 secondi) accanto alle auto in coda, sulla pista ciclabile, ha fatto una marea di commenti e visualizzazioni fino a finire sui giornali, ma lui mette subito le mani avanti: “Non è un problema di Napoli, è il problema di tutte le grandi città italiane”. Ok, dico, può darsi, ma come mai questi eclatanti capovolgimenti del lecito si vedono sempre un po’ di più a Napoli? Perché non si mette un vigile a fare le multe?


“Fare le multe a chi passa in moto sulle piste per le bici sarebbe un po’ come chiamare l’esercito per risolvere il problema della camorra – mi spiega Luca. Sì, probabilmente il fenomeno di ridurrebbe, magari per un po’.

Ma il centro di Napoli è congestionato. Se al posto del verduraio oggi ho un supermercato che deve rifornirsi ogni mattina con grandi camion che passano su strade inadeguate del centro storico, la mobilità è ferma, e la gente è disperata. Anche io, quando guido la macchina, ammetto di diventare una persona poco raccomandabile”.

Ed è così in tutto il Paese: manca la testa, e gli arti sono impazziti. Il sistema delle città italiane si basa su schemi arcaici. “I controlli e le sanzioni sono fondamentali, però se non ci sono soluzioni strategiche e durature non si creano alternative: è una giungla e la mentalità è ‘si salvi chi può’. Pensa che nei commenti al mio video molti giustificano lo scooterista perché era in galleria, e dunque doveva sbrigarsi a uscire per non avvelenarsi. Si salvi chi può: poco importa se un ciclista ne paga le conseguenze. Siamo alla legge del più forte”.

L’Italia sta facendo qualcosa, i dati per i 200 anni della bici in Italia, festeggiati ieri, parlano di un +50% di piste tra il 2008 e il 2015 nei capoluoghi, ma di un numero di ciclisti pressoché stabile. Perché? Non ci piace la bici? Macché. Semplicemente non è una possibilità del tutto razionalizzata. Ancora non abbiamo l’intermodalità (la possibilità di salire con la bici sul bus o sul treno) “e non è un caso se le città dove i ciclisti aumentano c’è un Mobility Manager! In Italia c’è chi ha la delega alla segnaletica orizzontale, quello che decide per le attività educative, l’altro che prende le segnalazioni per la manutenzione e le smista in base alla municipalità. Una follia. Serve una catena di comando che dia una sterzata adesso: o si decide di proseguire, o si perderanno tutti i progressi e gli sforzi fatti anche dalle realtà come la nostra negli ultimi dieci anni”.

E i dati lo dicono chiaro: per diventare e restare una città bella, sana e vivibile, servono sforzi costanti e razionali. L’ultima classifica di The Copenhagenize Index ha visto scivolare persino una città virtuosa come Amsterdam, dopo gli eccezionali sforzi danesi che hanno investito 134 milioni di euro negli ultimi 10 anni, portando al top la capitale ma anche la piccola Utrecht. Benissimo continua a fare anche Ljubliana, in Slovenia, mentre Seviglia, che aveva guadagnato strada negli ultimi tempi, da due anni è ricaduta in discesa proprio per mancanza di un’attività costante e concreta da parte delle amministrazioni. E poi ci sono le città italiane: che migliorano sì, ma tanto lentamente e irrazionalmente da non essere mai comparse in questa classifica internazionale. Come detto, non possiamo accontentarci proprio adesso.



ecco la questione è interessante. mettere un vigile per ogni abitante oltre che essere impossibile non serve a nulla: serve un cambiamento di abitudini. e forse questo cambiamento anziché farlo solo a valle, con multe che molto spesso magari non vengono riscosse perché non sono pochi i motorini che circolano senza assicurazione di "nullatenenti", andrebbe fatta a monte con una figura che "diriga" tutta la mobilità cittadina. a napoli c'è? ecco forse una riflessione in tal senso andrebbe fatta. perché servono interventi strutturali se si vuole migliorare la mobilità cittadina e ztl razionali. fare solo piste ciclabili ovviamente serve a ben poco (considerando poi che ancora oggi si considera ciclabile pure il tratto di percorso ciclabile fa capire quanto siamo all'anno 0 sul tema, specialmente tra i giornalisti).
[Modificato da Mark Corleone 16/06/2017 15:24]
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